Valutazione delle Capacità Genitoriali

La valutazione delle competenze genitoriali

LA VALUTAZIONE DELLE COMPETENZE GENITORIALI

La valutazione delle competenze genitoriali da parte del consulente è un’attività diagnostica che si muove in un’area multidisciplinare e che richiede conoscenze in ambito giuridico, sociale, clinico, dello sviluppo e della psicologia della famiglia.

I criteri dettati dalla letteratura per la valutazione delle capacità genitoriali concernono parametri individuali e relazionali in cui lo stile parentale sia adeguato al minore.

Il CTU dovrà quindi valutare le abilità cognitive, emotive e relazionali del genitore sia come singolo sia come parte della “coppia genitoriale” allargando dunque la valutazione alla competenza relazionale e sociale di quel genitore in funzione dell’altro.

È compito del consulente verificare qual è lo stile genitoriale di ciascun componente della coppia valutando attentamente la capacità di essere responsivo, di mantenere il focus attentivo sul bambino, di essere emotivamente empatico e comunicativo (assertivo), di accogliere e rispondere alle sue esigenze primarie (fisiche e alimentari) e di organizzare e strutturare situazioni che lo coinvolgono emotivamente negli scambi interpersonali.

La letteratura (Visentini, 2006) individua otto funzioni genitoriali che incidono sulle relazioni e sullo sviluppo evolutivo del bambino:

1) la funzione protettiva, definita da Brazelton e Greenspan (2001) con il concetto di presenza del genitore con il bambino;

2) la funzione affettiva, definita da Stern (1987) come “sintonizzazione affettiva”, ovvero la capacità di sintonizzarsi con la sfera emotiva dell’altro;

3) la funzione regolativa, che può essere iperattivata, come risposte che non danno tempo al bambino di segnalare i suoi bisogni o i suoi stati emotivi, ipoattivata, quando vi è scarsità o mancanza di risposte, inappropriata quando i tempi non sono in sintonia con quelli del bambino;

4) la funzione normativa (Malagoli Togliatti e Ardone, 1993), che consiste nella capacità del genitore di porre dei confini flessibili di regole e di setting tali da permettere al bambino ed all’adolescente di fare esperienza e di creare le premesse per la propria autonomia;

5) la funzione riflessiva, che riflette la competenza del genitore nel predire la tappa evolutiva successiva, in modo tale da poter cambiare modalità relazionale con il crescere del bambino adeguandosi alle nuove competenze acquisite da quest’ultimo;

6) la funzione significante che riguarda le attribuzioni di significato che il genitore conferisce alle richieste del bambino, in modo tale che anch’egli impari a decodificare i propri bisogni;

7) la funzione rappresentativa e comunicativa, che consiste nella capacità del genitore di saper “aggiornare” le rappresentazioni del bambino (Barnes e Olson, 1985) e di saper comunicare con lui attraverso scambi di messaggi chiari e congrui;

8) la funzione triadica, riguarda la capacità del genitore di far entrare il bambino nella relazione genitoriale allargata ed integrata.

Bibliografia

Visentini G., Definizioni e funzioni della genitorialità, in http://www.genitorialità.it, 2006

Brazelton B., Greenspan S., I bisogni irrinunciabili dei bambini, Cortina, Milano, 2001

Stern, D.N., Il mondo interpersonale del bambino. Bollati Boringhieri, Milano, 1987

Malagoli Togliatti M, Ardone M.G., Adolescenti e genitori. Una relazione affettiva tra potenzialità e rischi, Carocci, Roma, 1993

Barnes, H. L., & Olson, D. L., Parent-adolescent communication and the circumplex model. Child Development, 56, 438-447, 1985