Quesiti del Giudice

Il Giudice, il CTU e il CTP

I QUESITI DEL GIUDICE, LE OPERAZIONI PERITALI E LA VALUTAZIONE DEL CTU

Ma su cosa deve vigilare il consulente tecnico di parte nei procedimenti di separazione, divorzio e affidamento dei minori? Qual è il suo ruolo, rispetto all’operato del CTU, nelle delicate separazioni giudiziali?

La questione ci rimanda ai quesiti che il giudice formula al consulente tecnico d’ufficio, contenuti nell’ordinanza di nomina, e ai quali il CTU dovrà rispondere in un tempo di 90-150 giorni. Generalmente essi riguardano:

  • la valutazione dell’idoneità genitoriale;

  • la valutazione delle capacità di ciascun genitore, nell’ambito della reciproca relazione, di realizzare, mantenere e consolidare l’unità genitoriale nei confronti del minore;

  • le modalità dell’affidamento e delle visite;

  • la gestione del rapporto tra i genitori;

  • la strada che i genitori possono percorrere per migliorare i rapporti e trovare un nuovo equilibrio familiare;

  • la condizione psicologica e fisica del minore in riferimento al vissuto familiare e all’attuale esperienza di conflitto tra i genitori;

  • la valutazione del benessere del minore, delle sue volontà rispetto all’affidamento e l’eventuale condizionamento di questo desiderio da parte di uno dei due genitori;

  • la valutazione dell’atteggiamento di entrambi i genitori verso il figlio in relazione all’altro genitore.

Incontro preliminare CTU-CTPP

L’incontro preliminare tra il consulente d’ufficio e i consulenti di parte, che di solito si svolge prima dell’inizio delle operazioni peritali, ha un valore strategico di altissima rilevanza. È in quel momento che il consulente di parte verrà a conoscenza del modello di lavoro clinico adottato dal CTU e dell’impostazione teorico-metodologica che quest’ultimo adotterà nel corso della consulenza. È in quell’occasione che il consulente di parte verrà a conoscenza di cosa il CTU va a cercare, con quali strumenti lo faccia e a cosa, una volta raccolto il materiale, egli attribuisca valore/disvalore. Per esempio, sapere prima che la consulenza abbia inizio che per il consulente d’ufficio il criterio dell’accesso all’altro genitore è il vertice osservazionale privilegiato dal quale egli valuta le risultanze dell’indagine, permette al CTP di orientare il proprio sguardo, i propri contributi ed il proprio cliente rispetto a quanto si muove durante la fase consulenziale.

La presentazione preliminare ai CTP del modello operativo e del programma di lavoro è estremamente importante qualora i consulenti tecnici di parte non condividano l’approccio metodologico proposto e richiedano variazioni o integrazione dell’indagine. Può capitare, ad esempio, che venga richiesto uno specifico approfondimento testistico che il CTU non aveva previsto, piuttosto che di effettuare ulteriori operazioni peritali che non erano state ritenute necessarie o che dietro la c.d. “alta conflittualità” tra i coniugi si nascondano episodi di vera e propria violenza domestica, nel qual caso il CTP potrebbe suggerire al CTU di non procedere a colloqui congiunti di coppia e chiedere di adottare una metodologia appropriata alla situazione.

Il colloquio di coppia

In riferimento a quest’ultimo punto, il setting più indicato per l’apertura delle operazioni peritali di solito è quello di coppia. Come si è visto, talvolta la situazione familiare e le caratteristiche dei soggetti, che si possono intuire dalla lettura degli atti o dal confronto preliminare con i consulenti di parte, possono portare a scelte diverse. L’esordio congiunto consente di marcare la differenza di paradigma del lavoro psicologico rispetto alla struttura simbolica e strategica del procedimento legale, pur nella connessione e subordinazione sistemico-gerarchica a quest’ultimo.

Il colloquio congiunto consente di osservare le modalità di rapporto tra i due ex partner, attraverso la valutazione della capacità o meno di dialogare, dell’entità e della modalità attraverso cui si esprime il conflitto, delle capacità negoziali e soprattutto della attenzione di ognuno di ascoltare le ragioni dell’altro.

Oltre a consentire di analizzare le capacità comunicative e le dinamiche relazionali delle parti, le possibilità cooperative o le loro empasse, il grado di collaborazione che i genitori possono dimostrare nell’interesse del/i minore/i, il colloquio congiunto di coppia è l’occasione per fornire suggerimenti alle parti sulla comunicazione da fornire ai figli circa il loro coinvolgimento della consulenza.

I colloqui individuali

I colloqui con i singoli genitori consentono di raccogliere la storia di vita di entrambi (anamnesi) e di comprendere il modo col quale affrontano il momento della separazione nonché le loro aspettative nei confronti del futuro. I colloqui individuali permettono altresì di esplorare l’area affettiva e cognitiva del genitore, le sue aspettative e motivazioni, le relazioni con la famiglia d’origine, il tema della cura dei figli e la propria versione storia della relazione coniugale, dalla nascita alla crisi, in una narrazione svincolata dalla presenza dell’altro e per questo, probabilmente, in grado di far affiorare elementi nuovi rispetto a quanto emerso durante il colloquio congiunto.

Il colloquio con il minore

Il colloquio con il minore rappresenta un momento cruciale della consulenza tecnica in quanto consente al bambino di usufruire di uno spazio entro il quale essere ascoltato e attivo protagonista del cambiamento in atto.

L’incontro con il minore permette di valutare i suoi effettivi bisogni e i rapporti che ha con ciascuna figura genitoriale, le introiezioni e le identificazioni in corso, nonché i rapporti con eventuali nuovi partner e/o altre persone che abitualmente si prendono cura di lui.

Lo strumento di indagine, in questo caso, è rappresentato da strumenti espressivi a lui cari come il gioco simbolico, il disegno, il racconto di storie.

L’osservazione dell’interazione familiare

L’interazione familiare è direttamente osservabile e valuta l’influenza reciproca che i soggetti esercitano sulle azioni proprie e altrui in presenza gli uni degli altri. Le dimensioni più analizzate dell’interazione familiare sono di solito coesione/disimpegno, comunicazione, flessibilità/rigidità, accordo/disaccordo, problem solving e negoziazione, tonalità emotiva dominante, funzioni struttura (ruoli, funzioni, confini, ecc).

Tra gli strumenti che si possono utilizzare per promuovere l’interazione familiare congiunta, che sono scelti in funzione dell’età dei minori coinvolti e delle caratteristiche della cultura familiare, si ricordano:

  • l’intervista familiare strutturata di Paul Watzlawick: essa è composta di vari items, ossia di varie situazioni interpersonali e compiti possibili da proporre alla famiglia, l’osservazione dei quali permette di creare un quadro completo e organico delle complesse interazioni familiari. Le situazioni tipo proposte nel corso dell’intervista di gruppo riguardano, ad esempio, la richiesta di progettare qualcosa insieme o la formulazione di domande che coinvolgano i due genitori (es. spiegare ai propri figli il significato di un proverbio), ecc.

  • il Gioco Triadico di Losanna: tale prova consiste di 4 step che corrispondono a 4 diverse situazioni di osservazione. Ad esempio, nella prima fase madre e figlio vengono invitati a giocare insieme, mentre il padre si trova in una situazione periferica; nella seconda, sarà il padre a giocare con il figlio, mentre la madre viene chiesto di mettersi in disparte; nel terzo step, i tre vengono invitati a condividere l’interazione; nella quarta saranno i due genitori a interagire, mentre il bambino li osserva. Le quattro funzioni osservate durante il Gioco Triadico sono la partecipazione, l’organizzazione, l’attenzione congiunta e il contatto affettivo.

  • il Disegno Congiunto della Famiglia: questo strumento prevede un incontro con la presenza contemporanea dei due genitori e di tutti i figli messi a confronto davanti a un compito comune. La tecnica prevede di chiedere ai genitori e ai figli di fare su un ampio foglio e con un solo pennarello ciascuno, di colore differente, “un disegno assieme di voi che state facendo qualcosa come famiglia”. Al termine dell’effettuazione del compito, dal dialogo del CTU con i familiari circa le dinamiche osservate e le caratteristiche dell’elaborato, possono emergere elementi di comprensione sulle percezioni reciproche, sulle ragioni consapevoli o sulle ipotesi inconsapevoli rispetto alle condotte proprie o altrui.

Indagine ambientale

Si riferisce alla valutazione del contesto fisico e relazionale in cui il minore è inserito che comprende l’abitazione, la scuola che frequenta e altri ambienti con cui egli eventualmente è a contatto, in particolare quello dei nonni.

Tale indagine può essere svolta anche attraverso valutazioni dedotte dai colloqui clinici con le parti e dai documenti agli atti. Pertanto la visita domiciliare, la visita a scuola, o l’incontro con i nonni o eventuali conviventi, sono operazioni rimesse alla valutazione del consulente. Qualora venga effettuata la visita domiciliare il CTU valuterà non solo la strutturazione degli spazi fisici, indice peraltro del modo in cui sono strutturati gli “spazi” familiari, ma delineerà un quadro della qualità della vita del minore e della rete familiare e sociale intorno a lui fino a rappresentarsi le possibili risorse che possono essere attivate per il suo benessere. La visita domiciliare permette di ricercare ciò che non è visibile, ma che è comunque trasmesso attraverso emozioni e sensazioni che i luoghi suscitano: nella casa si possono trovare elementi che appartengono “all’archivio disseminato” della famiglia, ovvero le atmosfere percepite, gli oggetti, le nuove narrazioni raccolte. È altresì utile osservare la presenza di nuovi partner, nonni o altri adulti significativi, come questi si relazionano con il minore e viceversa.

Altro strumento significativo è la visita alla scuola al fine di comprendere come il minore vive il rapporto con i compagni, nei giochi e nello studio; le osservazioni degli insegnanti potrebbero essere utili per appurare se i comportamenti del minore sono cambiati o meno dopo la separazione dei genitori e se le problematiche familiari hanno inciso o stanno incidendo sull’impegno scolastico.

L’indagine ambientale, che include una “lettura multiforme” della vita del minore in famiglia, nel contesto scolastico e nel tempo libero è fonte, dunque, di informazioni che collegate al colloquio, ai test e alle altre indagini, forniscono un quadro più completo del funzionamento familiare della famiglia separata, delle risorse su cui il bambino può contare e soprattutto delle sue attitudini, preferenze, esigenze e bisogni.

Indagine psicodiagnostica

Il consulente può disporre che i genitori vengano sottoposte ad indagini testologiche mediante l’utilizzo di reattivi psicologici di tipo proiettivo (Rorschach, Wartegg, Reattivi di Disegno) e questionari di personalità (MMPI 2, MCMI-III). I test vengono impiegati come un supporto ai colloqui per integrare la valutazione di tipo clinico.

Si prevede anche una restituzione finale alle parti per un ulteriore lavoro comune di costruzione di senso e di rinarrazione della propria storia personale e familiare. Le risultanze dei test, oltre a delineare le principali caratteristiche di personalità, potranno consentire di evidenziare i meccanismi di collusione di coppia che sostengono il conflitto e quindi dare indicazioni relative ad eventuali interventi di sostegno alla genitorialità da effettuare al termine della consulenza.

Se dopo l’osservazione delle relazioni familiari e il colloquio con il minore saranno state identificate delle caratteristiche di personalità o problematiche relazionali particolari o comunque significative per la risposta ai quesiti del giudice il CTU, previo il consenso dei genitori o dell’autorità giudiziaria, provvederà a far sottoporre anche il minore ad indagini testologiche.

I test impiegati con un minore dipendono dall’età; troviamo oltre ai reattivi grafici anche l’utilizzo di test come il CAT, le favole di Duss e il Blacky Picture Test.

L’incontro conclusivo con i CTP e con la coppia genitoriale

Alla fine del percorso peritale viene solitamente effettuato almeno un incontro congiunto con la coppia genitoriale al fine di restituire direttamente, prima di farlo per iscritto attraverso l’elaborato peritale, un riscontro della comprensione delle vicende familiari che emerge dall’elaborazione dei dati raccolti.

È in questa occasione che le analisi complessive prendono la forma delle soluzioni concrete che dovranno essere proposte alla valutazione del giudice. Il consulente può sollecitare i genitori a confrontarsi nella ricerca di soluzioni atte a fornire una risposta tra loro concordata alla parte del quesito del giudice che potrebbe chiedere il concreto dispositivo di affidamento e di regolazione delle frequentazioni con i figli.

Bibliografia

Gennari M., Mombelli M., Pappalardo L., Tamanza G., Tonellato L., 2014, La consulenza tecnica familiare nei procedimenti di separazione e divorzio, Franco Angeli, Milano.

Abazia L., 2009, La perizia psicologica in ambito civile e penale, Franco Angeli, Milano.