Il mestiere più difficile del mondo, quello di genitore, diventa ancora più arduo se i figli da crescere sono esposti alla “contaminazione” di un padre psicopatico, narcisista o borderline. Insomma, se sono figli di un individuo fortemente disturbato. Recentemente una lettrice di Relazioni Pericolose ha espresso curiosità sull’importanza dell’ordine di nascita, fattore che, come sosteneva lo stesso Freud, condiziona enormemente lo sviluppo della personalità dell’individuo. Come ogni mese la psicoterapeuta del blog, dottoressa Viviana Conti, risponderà ai vostri interrogativi.
Premesso che non esiste una formula perfetta, quando una coppia di genitori mi chiede se é meglio avere un solo figlio o più di uno spiego loro che ciascuno dei due casi presenta alcune criticità: il figlio unico soffre di solitudine mentre i fratelli di gelosia. Sono molteplici gli aspetti che influenzano lo sviluppo del bambino: il suo temperamento, più o meno tranquillo, le condizioni di nascita e il decorso della gravidanza, il contesto familiare e quello esterno, il sesso e ovviamente l’ordine di nascita.
Si è spesso pensato che il figlio unico crescesse viziato e incapace di relazionarsi in modo corretto con il mondo esterno. Non è vero. Al contrario, raccoglie le caratteristiche del primogenito e quelle dell’ultimogenito. Sa di essere il gioiello dei suoi genitori da cui è molto coccolato, è responsabile e cerca di raggiungere la perfezione. Durante la metà degli anni ’70, la psicologa Toni Falbo, figlia unica e stanca dei pregiudizi verso la sua categoria di appartenenza, ha constatato che il figlio unico possiede i tratti tipici del primogenito, come un’elevata intelligenza e la motivazione al successo ed alcune caratteristiche positive dell’ultimogenito, come l’indipendenza e la lealtà. La Falbo ha dimostrato che i figli unici sono più cooperativi perché cresciuti senza gelosie, più indipendenti dal gruppo, responsabili e con una buona intelligenza. Fa riflettere, comunque, come la maggior parte dei figli unici, da adulti, desiderino almeno due figli in quanto consapevoli delle criticità del loro status. Tendono a idealizzare il rapporto fraterno, di cui non hanno esperienza, ignorando che, in realtà, molti fratelli non hanno confidenza, spesso conducono esistenze separate, manifestano contrasti dovuti alle differenze caratteriali, alle gelosie e alle rivalità del rapporto.
Molte persone si stupiscono quando scoprono che il loro modo di pensare e di agire è legato al fatto di essere primogeniti, ultimogeniti o figli unici e quanto questi vissuti siano condivisi da altre persone con lo stesso ordine di genitura. Sulloway sostiene che in tutte le società il primogenito é di solito il preferito dei genitori ed é destinato a rappresentare la famiglia. I primogeniti godono di attenzione esclusiva fino a che non vengono spodestati da una nuova nascita. Il che fa scaturire in loro la spinta a lavorare sodo per riagguantare il ruolo di privilegiato. Si impegnano molto per essere bravi, quasi perfetti, fino a sacrificare taolta la propria indole. Può capitare che quando i genitori sono dotati di poco carattere il primogenito sviluppi tratti tirannici nei loro confronti o verso i fratelli più piccoli. Per Toman, il fratello maggiore ama guidare, assumersi responsabilità di altre persone, si preoccupa del futuro e pensa di essere un leader insostituibile. Diventa un uomo affidabile che ama l’ordine e la disciplina. Sarà un padre premuroso ma sarà considerato troppo severo. Se figlio di un individuo disturbato, spesso il primogenito, specie se maschio, subisce le pressioni paterne affinché diventi un Superman, un figlio perfetto che gratifichi l’orgoglio narcisistico del padre. Questi individui infatti si vantano di aver creato un essere a loro immagine e somiglianza e tendono a tenere tutto per loro il merito dei successi della prole.
L’ultimo dei fratelli è sempre il piccolo della famiglia, coccolato da tutti, e rimarrà tale anche a 90 anni. I suoi desideri saranno soddisfatti più velocemente rispetto agli altri fratelli e diventeranno più facilmente ottimisti ed edonisti. Possono dunque essere rivoluzionari, creativi, molto bravi, quasi geniali nel cercare di emulare il fratello più grande. Sono persone che amano avere amici per sentirsi amati e capiti. Possono crescere vivaci, brillanti, coraggiosi, amanti delle sfide verso avversari più forti.
I figli di mezzo sono quelli meno facilmente etichettabili potendo sviluppare caratteristiche tipiche dei primogeniti o degli ultimogeniti. Non hanno mai avuto i genitori tutti per sé ma non devono subire nemmeno la pressione delle aspettative concentrate su di loro. Da grandi possono sviluppare un’accesa sensibilità al fatto di essere trascurati o messi da parte e possono diventare degli ottimi negoziatori. Ovviamente gli anni che separano la nascita dei figli incide molto, come è rilevante essere il secondo di tre maschi o di due femmine e un maschio. I figli intermedi allacciano facilmente amicizie a scuola o nel quartiere e hanno una forte abilità di entrare in contatto con gli altri.
Nel caso dei gemelli, se sono gli unici figli in famiglia, si comporteranno come primogenito ed ultimogenito. I gemelli di solito hanno uno sviluppo più lento rispetto ad altri bambini, non hanno bisogno di imparare a parlare rapidamente perché tra di loro si capiscono lo stesso, si sentono speciali nel mondo e non hanno bisogno di ulteriori amicizie. Di solito uno dei due gemelli é più avanti e trascina il fratello.
In generale, i figli di un padre disturbato tendono a imitare la figura paterna per dimostrare che l’educazione ricevuta da un genitore così affascinante, perfetto e brillante ha standard elevati. “Non farmi fare brutta figura” é la raccomandazione che ascoltano ogni giorno. Genitori narcisisti perversi seminano zizzania e mettono un figlio contro l’altro. Rendono la prole diffidente e sospettosa. Figli “imperfetti” in quanto nati con qualche disabilità, anche piccola, saranno da loro ignorati sin dalla nascita e caricati sulle spalle dell’altro coniuge.
Ovviamente si tratta di linee guida generali che non contemplano accadimenti come la perdita di un fratello o di un genitore, un handicap che colpisce un fratello o una sorella, la separazione o il divorzio dei genitori, le seconde nozze di questi ultimi e via dicendo.
Dott. Viviana Conti – Roma- vivianacontic @gmail.com
Lettura interessante, consiglio un confronto con la psicologia della genitura all’interno del testo “pedagogia ontopsicologica
Grazie Claudia!