Più volte nel corso dei miei studi di psicologia ho pensato a Relazioni pericolose e a quanto possano essere utili i contributi dei pilastri di questa scienza del pensiero. In particolare, la spiegazione del narcisismo che dà Heinz Kohut, caposcuola della psicologia del sé, è quella che ritengo più chiara e convincente.
Il pensiero di Kohut è importante ai fini della comprensione delle relazioni che un soggetto narcisista instaura con il mondo che lo circonda. Come per Freud, anche per Kohut esiste un narcisismo caratteristico dello stadio infantile ma la visione dei due è molto diversa.
Per Freud la pulsione libidica dapprima è investita su di sé (narcisismo primario) senza che bambino entri in relazione con l’altro. Soltanto dopo il complesso edipico essa viene investita su un oggetto esterno, l’oggetto d’amore. Nel caso in cui questo processo di investimento pulsionale verso l’oggetto esterno non vada a buon fine, il soggetto tenderebbe a reinvestire su di sé l’energia libidica (narcisismo secondario). Mentre il narcisismo primario è fisiologico, quello secondario, che impedisce al soggetto di investire sull’altro e quindi di creare relazioni con altri individui, è una dimensione disfunzionale e patologica.
Kohut è d’accordo nel ritenere che a un certo punto gli oggetti esterni vengano percepiti come separati da sé ed investiti pulsionalmente, ma al tempo stesso sostiene che una forma di narcisismo permanga tutta la vita. L’individuo pertanto avrà da una parte relazioni di investimento pulsionale libidico su oggetti esterni – la c.d. libido oggettuale– e dall’altra darà vita a un investimento pulsionale di tipo narcisistico verso oggetti-sé, i genitori, che non sono separati, ma estensioni del proprio sé. I tre oggetti-sé individuati da Kohut sono l’oggetto-sè speculare, l’imago parentale idealizzato e l’oggetto-sé gemellare.
L’oggetto- sé speculare svolge la funzione di appagamento del sé grandioso e onnipotente del bambino. E’ fondamentale che i genitori siano in grado di rispondere empaticamente ai suoi bisogni dandogli conferma della propria unicità, perché è proprio da queste prime esperienze che si formano le prime configurazioni del sé. Questo rispecchiamento consentirà al bambino di sviluppare tutta una serie di capacità, di qualità e di caratteristiche che hanno a che fare con una buona autonomia, una corretta autostima e una discreta fiducia in se stesso.
L’imago parentale idealizzato svolge la funzione di appagamento del bisogno del bambino di doversi conformare a un modello ideale che verrà introiettato nel corso della propria crescita ai fini di uno sviluppo psichico sano e funzionale.
L’oggetto-sé gemellare, infine, nasce dall’interiorizzazione di un modello considerato degno di amore e di cura da parte degli altri. Attraverso questo oggetto il bambino appagherebbe il bisogno di sentirsi simile ad un altro essere umano sufficientemente amabile e amato. Si tratta di un bisogno corrispondente all’area intermedia tra il polo delle ambizioni e quello delle mete idealizzate, relativo ai talenti e alle abilità.
Questi tre oggetti-sé conducono a un accrescimento sano del sé in termini di coesione, stabilità e armonia. Un’iniziale fase di completa empatia da parte dei genitori nei confronti del bambino renderà quest’ultimo capace di tollerare progressivamente le frustrazioni e i limiti propri, dei genitori e degli altri. Ciò permetterà un progressivo ritiro degli investimenti narcisistici dagli oggetti-sé e un’interiorizzazione trasmutante delle funzioni prima svolte dai genitori, con il conseguente sviluppo di strutture interne proprie che hanno la funzione di regolazione delle emozioni e di adattamento all’ambiente circostante.
Quando l’esperienza con gli oggetti-sé non è soddisfacente ed empatica, lo sviluppo narcisistico non si completa, i bisogni espressi rimangono arcaici, l’individuo sviluppa un senso di fragilità e di vulnerabilità del sé e da adulto sarà alla continua ricerca di qualcuno capace di fornirgli rispecchiamento della propria grandiosità.
Astra
Molto interessante, cara Astra, ho una domanda da farti: “Qual è l’età critica del bambino nella quale avvengono queste fasi dello sviluppo psichico?”
Poi mi interesserebbe sapere se ci sono dei segnali che si possano cogliere nel comportamento del bambino in caso di sviluppo psichico disfunzionale.
Stellina i primi 4 anni di vita di un bambino sono delicati ed importantissimi. I segni di eventuali criticità sono ravvisabili nelle disfunzioni dell’attaccamento. Reazioni esagerate e soprattutto prolungate al distacco dalla madre e non appropriate al ricongiungimento ( indifferenza o aggressività). La strange situation, procedura di osservazione utilizzata per valutare il tipo di attaccamento del bambino, è molto attenta nel valutare le reazioni del bambino al distacco dalla madre, al ricongiungimento, all’esplorazione in sua presenza, in sua assenza, con estranei e da solo. Ovviamente è necessario un suo monitoraggio attento e costante nel tempo da parte della figura di riferimento, volto a verificare eventuali comportamenti che non tornano, soprattutto aggressivi.
Grazie mille, Astra.