Si può morire per colpa di due briciole? Si può litigare letteralmente “a morte” per un rimprovero? Ma cosa sta accadendo agli esseri umani? Ormai quella di una donna che ogni due giorni muore per mano del proprio compagno è una media ottimistica che non lascia spazio alla speranza di liberare le pagine dei nostri giornali dalle notizie sempre più ricorrenti di questi orrendi crimini sanguinari.
Il caso di Lu Fraili mi aveva colpito più degli altri perchè in estate passo davanti a quella casa ogni giorno: per andare al mare, per fare la spesa, per comprare i giornali e le sigarette. Ci passo di giorno, di sera e di notte, da anni. Una piccola, modestissima casa sulla strada, una di quelle che quando ci passi davanti ti chiedi come fanno a dormirci, dato il passaggio continuo di macchine e camion, motorini e trasportatori sulla via di accesso principale alle splendide spiagge color borotalco della Sardegna.
Questa volta il cielo non si è tinto di nero solo per il fumo degli incendi che scoppiano qui intorno quasi ogni giorno, vuoi per il dolo di qualcuno, vuoi per l’ira di un vento, il maestrale, così amico dei velisti e così inclemente con il fuoco e con la devastazione di ettari ed ettari di distese di macchia mediterranea. Questa volta non c’è stato bisogno del fuoco e di un Canadair in volo per lanciare l’allarme, ma sono bastate due briciole: le briciole di pane che la povera Erika Preti aveva rimproverato al suo uomo di lasciare sul tavolo. E’ stata semplicemente questa “sgridata” a mandare Dimitri Fricano su tutte le furie, a fargli appiccare il fuoco, questa volta della lite, e a mettere fine alla giovane vita della sua compagna.
Sarà stata l’abitudine a scrivere di questi argomenti e a leggere articoli e articoli di giornale ormai identici l’uno all’altro a farmi pensare subito al peggio. Ma la mattina del 12 giugno, quando sono passata davanti a quella casa di Lu Fraili con ancora il corpo della povera Erika dentro, mi è bastato vedere le tute bianche dei RIS per farmi pensare “Ci risiamo”.

Volevo scriverne sul blog ma in fondo al cuore mi auguravo che la fantasiosa storia della rapina e dell’aggressione che Dimitri Fricano andava raccontando fosse vera. La frase sul profilo Facebook di Erika “Dicono di me…ragazza socievole, generosa, a volte lunatica, timida e tanto innamorata di Dixiiii” mi aveva illuso che la verità potesse essere un’altra ma, conoscendo a memoria questo posto, temevo che il castello di menzogne fosse destinato a crollare.  Nessuno si sarebbe introdotto in una modesta casa sulla strada alle undici di mattina, con le ricchissime ville di Puntaldia da rapinare e svaligiare a poche centinaia di metri.
La confessione di Dimitri Fricano ci ha risparmiato un altro caso irrisolto e Porta a Porta, Quarto Grado e Chi l’ha Visto potranno fare a meno di occuparsi del “delitto di Lu Fraili”. Ma l’amarezza resta. Per la famiglia di Erika, per quella di Dimitri e per tutte le donne del mondo. Non si può morire per due briciole di pane.
Titti Damato
In ricordo di Erika Preti pubblichiamo una poesia estratta dal volume edito da Aletti editore “Il sole non ha ombra” di Milena Bacciu, amica della Sardegna.
come sabbia nata sulla costa baciata dal sole
accarezzata dal mare
corteggiata dalla luna
ammaliata dalle stelle…
e illusa dai tuoi passi
che dolci su me
a pugni mi hanno portata via…
mi hai dato le forme più belle
mi hai tenuta in bottiglie di cristallo
poi hai detto che ero il tuo tempo
e mi hai messa in una clessidra
poi mi sono ritrovata tra le tue mani
che si sono aperte all’improvviso facendomi
scivolare via via via
ora non vedo più il mare, il sole le mie stelle
e temo i passi che sento arrivare.
Milena Bacciu

7 Commenti

  1. Non so cosa spinga l’ essere ™umano ™ a compiere questi orrendi crimini. Donne non diamo sempre una scusante ai nostri compagni, i campanelli d’allarme servono per proteggerci . Ascoltiamo la nostra voce che ci mette in guardia . Io sono una di quelle che ha detto no alla violenza, prendendo una decisione molto dolorosa, quella della denuncia. Non mi sono pentita e non torno indietro .

    Rispondi
  2. Buongiorno a tutte,
    stamattina ho letto l’articolo sulla riapertura del caso di Valentina Pitzalis, su richiesta del legale dei familiari del marito psicopatico che l’ha cosparsa di benzina, le ha dato fuoco e si è ucciso pensando di averla ammazzata.
    Ora, che si voglia far credere che la vittima fosse in realtà la carnefice solo perché è sopravvissuta, è un po’ troppo anche comprendendo il dolore dei familiari.
    Valentina ha raccontato di non aver mai perso i sensi mentre bruciava viva e provava un dolore talmente forte da desiderare la morte, gli inquirenti hanno detto che questa tortura è durata venti interminabili minuti.
    Valentina avrebbe preferito essere morta anche dopo, essendo sottoposta a cure e operazioni dolorosissime e vedendosi completamente sfigurata e con una mano amputata.
    Valentina ha subito, prima di quel giorno maledetto, violenze psicologiche dal marito che l’avevano indotta a lasciarlo e a tornare a casa dai genitori.
    Valentina, però, si è lasciata impietosire da quell’uomo in crisi e con grossi problemi che le tese una trappola per incontrarla, premeditando di ucciderla in un modo così brutale.
    Provo disgusto che una donna che ha subito tutto questo, debba anche doversi difendere da accuse assurde.
    Cara Astra, vorrei un tuo parere su questa vicenda che ha del surreale.

    Rispondi
  3. Ok.
    A nessuno interessa l’argomento.
    Perfetto.

    Rispondi
  4. Stellina cara leggo solo ora il tuo messaggio e mi riprometto di risponderti quanto prima. Ho tre esami di psicologia da sostenere tra due giorni e non ho tempo nemmeno di leggere i giornali.

    Rispondi
    • Scusami tanto Astra, ti faccio un grande in bocca al lupo per gli esami, sono sicura che andranno benissimo.
      Un caro saluto.

      Rispondi
  5. La lettura degli articoli del blog mi ha fatto vedere la luce in fondo ad un tunnel. Ora devo trovare un medico esperto in dipendenza affettiva che mi aiuti,possibilmente a Padova o nel Veneto. Astra mi puoi aiutare?

    Rispondi
    • Mamy a Padova e nel Veneto non conosco nessuno. Sto proprio pensando di mettere in piedi una rete per venire incontro alle esigenze di tutti e trovare specialisti che possano aiutarvi in tutto il Paese.

      Rispondi

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

dieci + diciotto =