Alla curiosità di come, quando e a causa di che cosa si forma un personalità narcisistica o borderline risponderò attraverso il lavoro di Margaret Malher, una delle più grandi esperte di psicanalisi del secolo scorso nonché studiosa della psicologia dell’Io. Secondo la Malher la personalità si forma entro il terzo anno di vita del bambino ed eventuali errori da parte della madre in questo delicato periodo potrebbero far sì che nel corso delle cinque fasi di sviluppo qui descritte si verifichi un corto circuito con conseguente “rifugio” del bambino nella fase precedente.
Nei primi due mesi di vita, la cosiddetta fase autistica, il piccolo passa la maggior parte del tempo a dormire e risponde pochissimo agli stimoli esterni. Esiste, in altre parole, una prevalenza dei processi biologici rispetto a quelli psicologici. Il suo pianto é di vera disperazione in quanto al completo benessere avvertito nella pancia della mamma si contrappongono sensazioni come freddo, caldo, fame e mal di pancia. La madre cercherà di consolarlo, tra tentativi ed errori, e di riconoscere i suoi bisogni.
Nel terzo e quarto mese, quelli della fase simbiotica, il bambino é consapevole di essere venuto al mondo ma si sente tutt’uno con la madre che ormai ha imparato a distinguere il suo pianto a seconda del bisogno: fame, sonno, freddo, ecc. Carenze ed errori della mamma in queste due fasi potrebbero portare alla formazione di personalità fortemente disturbate come schizofrenici o individui simbiotici che hanno difficoltà a staccarsi dalla famiglia o dal partner, ad esempio quelli che nelle cronache quotidiane uccidono la moglie perché non accettano la separazione o soggetti che durante la terapia confessano di sognare un partner che li capisca senza parlare e che indovini ogni loro desiderio e bisogno.
Nella fase della differenziazione, che va dal quinto al settimo mese, il bambino ha coscienza di essere separato dalla madre. Infatti ama toccarla, tirarle i capelli, il naso e le orecchie. É il momento in cui se qualcuno gli si avvicina, anche per sorridergli, il piccolo scoppia a piangere perché non riconosce la figura materna. Studi dello psicoanalista austriaco Spitz provarono che bambini abbandonati in orfanotrofio a sette mesi avevano maggiori probabilità di lasciarsi morire dondolandosi, non mangiando e chiudendosi in se stessi rispetto a quelli che venivano abbandonati anche solo due mesi dopo. Madri poco attente in questa fase potrebbero provocare negli adulti carenze di contatto e disturbi schizoidi. Sarebbe quindi opportuno che le mamme tornassero al lavoro un po’ più avanti.
Intorno all’ottavo/nono mese, nella fase della sperimentazione, il bambino inizia a gattonare cercando di esplorare il mondo ed é entusiasta di questa autonomia. Tuttavia non si allontana mai molto dalla madre e si intristisce se la perde di vista. Errori materni in questa fase potrebbero generare adulti paurosi del mondo sia nel caso il desiderio del piccolo di scoprire l’ambiente intorno a sé venga ostacolato sia in quello in cui sia ignorato provocando in lui la sensazione di essere abbandonato.
Nella fase dell’allontanamento, tra i dodici e i diciotto mesi, il bambino impara a camminare, tocca e prende gli oggetti che trova intorno a sé e cerca di allontanarsi, spinto dalla curiosità. In questo momento è raccomandabile che la madre gli permetta di sperimentare pur controllandolo da lontano affinché il piccolo acquisisca fiducia nelle proprie capacità. Una mamma troppo ansiosa potrebbe crescere dei figli insicuri e una poco attenta potrebbe generare adulti senza senso del pericolo.
In quella del riavvicinamento, tra i diciotto e i 24 mesi, il bambino, che ormai cammina con sicurezza e ha esplorato il mondo circostante, decide di riavvicinarsi e tornare tra le braccia della madre. È in questa fase che sono riscontrabili i più comuni errori materni: il piccolo, che andava da solo nella sua camera a prendere i giochi, ora preferisce essere accompagnato per mano dalla mamma e ricomincia a fare i capricci. Se non assecondato, il bambino potrebbe sviluppare sfiducia nelle proprie capacità di legarsi e il timore di allontanarsi e non ritrovare più il suo oggetto d’amore. Sono questi i passaggi cruciali nella formazione delle personalità narcisistiche e borderline che, come è noto, temono i legami, sono diffidenti e non si lasciano andare per la paura dell’abbandono. Nei ripetuti avvicinamenti e allontanamenti non si sentono amati se non vengono inseguiti e tendono a non chiudere mai la porta proprio per il timore di non essere riaccettati.
L’ultima fase della formazione psicologica del bambino va dai ventiquattro ai trentasei mesi ed è quella dell’allontanamento/riavvicinamento: se le fasi precedenti sono state percorse correttamente, il bambino si allontanerà e tornerà dalla madre tranquillo di essere riaccolto e sicuro di essere amato anche se é lontano. Per scongiurare i rischi di disturbi di personalità che coinvolgono l’aspetto relazionale dell’adulto una madre dovrebbe prima di tutto creare nel bambino la certezza di essere amato anche se lontano. E’ questo un punto chiave dello sviluppo infantile cui spesso madri impegnate, o semplicemente distratte, non fanno caso compromettendo inevitabilmente la personalità dei propri figli.
Colgo l’occasione per raccomandare alle mamme cautela e attenzione nella crescita dei loro piccoli e formulare a tutti i lettori di Relazioni Pericolose gli auguri di Buona Pasqua. Al prossimo mese!
Dott.ssa Viviana Conti, Roma vivianacontic@gmail.com

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