In Colletti bianchi abbiamo visto come gli psicopatici, oltre a creare devastazione psicologica nelle proprie famiglie intaccando le relazioni personali, possano avere effetti deleteri anche in ambiente professionale. Onnipotenza, senso del diritto e mancanza di autoconsapevolezza generano tensioni e attriti con i capi e i colleghi. L’impulsività e la tendenza a vivere con la filosofia del qui e ora , di godersi il momento, li conduce spesso a mettere in atto comportamenti disfunzionali e antisociali.
Il lavoro più esaustivo e approfondito sugli psicopatici aziendali e le inevitabili ripercussioni dei tratti della loro personalità nel mondo del lavoro e conseguentemente in quello industriale, economico e politico di un intero Paese è di Paul Babiak e Robert Hare, autori di Snakes in Suits (2006).
Prima delle loro ricerche la credenza generale era che i tratti caratteriali degli psicopatici non consentissero loro una vita professionale di successo. Si pensava infatti che le tendenze narcisistiche, prevaricatrici e fraudolente dei candidati in qualsiasi posto di lavoro non permettessero di occupare posizioni professionali importanti, dove andare d’accordo con gli altri è fondamentale. Si riteneva, altresì, che comportamenti abusivi e ambigui verso i colleghi avrebbero portato, alla fine, a provvedimenti disciplinari e alla risoluzione del rapporto. Alla luce della ricerca condotta da Babiak e Hare, è risultato che si trattava di credenze false e completamente errate. Si era sottovalutata la sconcertante abilità degli psicopatici di presentarsi agli occhi delle proprie vittime – ebbene sì, siamo questo per loro, vittime, potenziali polli da spennare, semplici stupidi- con un’immagine non solo normale ma anche eccellente.
Al contrario delle credenze più diffuse e delle supposizioni più convinte, Babiak e Hare hanno riscontrato che gli psicopatici sono ben accolti nelle strutture dirigenziali delle aziende più prestigiose, all’interno delle quali riescono a costruire carriere brillanti. L’estremo narcisismo è erroneamente interpretato come ottima capacità di comando. Torbida moralità e disordine interno, tipici delle fusioni e delle acquisizioni, costituiscono un terreno perfetto per crescita e proliferazione di personaggi del genere. Babiak sostiene che “la mancanza di conoscenza specifica, nel mondo degli affari, di cosa significhino manipolazione e inganno è la chiave del successo professionale degli psicopatici”. Ironicamente le caratteristiche più ricercate dalle aziende e da altri prestigiosi organismi sono spesso le stesse che provocano la loro inevitabile rovina. Per esempio, se si vuole vedere rosa quando non si conosce a sufficienza qualcuno, chi è imbroglione e manipolatore può essere scambiato per convincente e influente, il pelo sullo stomaco e la mancanza di rimorso diventano capacità e prontezza di prendere decisioni difficili, temerarietà e impulsività sono viste come prove di coraggio e forza e la mancanza di emozioni è interpretata come controllo delle emozioni. Come si legge in Colpevoli della crisi?, di Isabella Merzagora, Guido Travaini e Ambrogio Pennati, persino la mancanza di empatia si può interpretare (ma, aggiungiamo, con un certo sforzo)con il sapersi rendere impopolari e con l’essere capaci di conservare il sangue freddo.
Saper convincere i consumatori a comprare candeggina facendola passare per acqua santa e riuscire a vendere il ghiaccio agli esquimesi sono qualità che, sulla carta, potrebbero sembrare promettenti affinché venga affidato un incarico importante. In realtà, come collaboratori e soprattutto come capi, gli psicopatici sono persone dispotiche, minacciose e pericolose. Veloci nel prendersi il merito del lavoro altrui e ad assumere e licenziare esseri umani in un batter baleno, tollerano solo l’adulazione, sono enormemente avventati e carenti di equilibrio, elementi alla base di qualsiasi leadership di successo.
Indipendentemente dall’ambiente in cui si trova a operare, che sia una relazione sentimentale, la gestione di un’azienda, una rapina pianificata, una campagna elettorale, fino ad arrivare al colpo di Stato-la lista delle possibilità è infinita- lo psicopatico fa ricorso, con le proprie vittime, alla solita routine della Valutazione-Manipolazione-Abbandono. Babiak e Hare hanno svelato i metodi utilizzati dal soggetto in questione per scalare le gerarchie aziendali. Utilizzando il proprio fascino e la parlantina fluida e convincente, finge qualità di leadership e si guadagna l’ingresso nell’azienda. Una volta entrato a farne parte, scatta la fase di valutazione: individua, tra i collaboratori -dai colleghi talentuosi ma ingenui il cui lavoro può essere rubato alle segretarie che filtrano i contatti dei dirigenti più importanti- quali potrebbero essere adoperati ai fini della propria scalata. In questa fase pertanto misura valore e grado di utilità di quello che, al momento, tratta da “alleato” ma che in realtà è un semplice pollo da spennare. Gli psicopatici, non dimentichiamolo, sono iper-abili a leggere nella mente di chiunque entri in contatto con loro, toccarne le giuste corde e identificare al volo simpatie e antipatie di chiunque, punti deboli e punti di forza, desideri, ambizioni e vulnerabilità. Si nutrono della forza degli altri e si approfittano della loro debolezza. Utilizzando le informazioni acquisite calibrano i livelli di manipolazione che si rende necessaria per mantenere il controllo.
Scrivono Babiak e Hare: “Spesso si approfittano del fatto che per molte persone il contenuto del messaggio è meno importante della modalità in cui viene trasmesso. Un linguaggio sicuro e aggressivo, spesso infarcito di parole contorte, luoghi comuni, frasi fiorite compensa la mancanza di sostanza e di sincerità nelle interazioni con gli altri…Sono maestri dell’impression management (n.d.r. controllo della propria impressione sugli altri);la lettura della psiche altrui, combinata a una superficiale, ma convincente, fluidità verbale permette loro di cambiare abilmente personaggio a seconda della situazione e del piano di gioco. Sono conosciuti per la loro capacità di indossare maschere diverse, cambiare personaggio in relazione alla persona con cui stanno interagendo e rendersi piacevoli agli occhi del predestinato”. E’ questa la perfetta descrizione di uno 007.
Le persone coinvolte in questo gioco perverso fanno parte di quattro gruppi distinti: ci sono le pedine, collaboratori ordinari con potere e influenza formali, manipolabili con destrezza e facilità. I protettori fanno parte della dirigenza di alto livello. Sono quelli in grado di assicurare agli psicopatici la protezione dagli attacchi da parte dei dipendenti subordinati che riescono a vedere attraverso la maschera. I polli sono le pedine che hanno perso la propria utilità e sono state per questo scaricate. Infine ci sono i controllori, la c.d. organizational police, ossia i revisori dei conti, il personale delle risorse umane e gli addetti alla sicurezza, bravi a scoprire le dinamiche ingannevoli e manipolatorie nell’ambiente di lavoro.
Durante la fase della manipolazione, gli psicopatici ricorrono al netwotk di pedine, protettori, polli e controllori per mettere in scena il proprio teatrino e sostenerlo. Attraverso manovre di disinformazione, positiva su di sé e negativa sugli altri, creano zizzania nell’ambiente e macchinano dietro la scena, distogliendo in tal modo l’attenzione da sé e focalizzandola sulle tempeste che sono stati i primi a provocare. Nella fase del confronto, grazie alla copertura dei protettori con i quali sono entrati in amicizia e in intimità, scaricano polli e pedine ricorrendo con frequenza alla diffamazione e alla calunnia. Infine, nell’ultima fase, quella dell’ascensione, scalzano i protettori, ormai diventati inutili, occupano le loro posizioni e scippano loro il potere e il prestigio grazie ai quali sono arrivati fin lì. Nel gioco dello psicopatico le persone esistono solamente per essere manipolate e i traguardi vanno raggiunti a ogni costo, anche se ciò comporta tradimenti e pugnalate alle spalle nei confronti di chi lo aveva assistito e sostenuto nella scalata aziendale.
L’attenzione verso gli psicopatici aziendali è cresciuta in modo significativo nel nuovo millennio dopo enormi scandali finanziari come quelli di Enron e Madoff negli Stati Uniti e, dalle nostre parti, i crack della Cirio, della Parmalat e la recente vicenda della Banca Etruria. Se guardiamo alla storia italiana degli ultimi due secoli sono state numerose le vicende riconducibili alla corruzione e alla criminalità politico-finanziaria: dalla storia della Banca Romana della fine dell’800 che portò alle dimissioni di Giovanni Giolitti, a quella del Banco Ambrosiano che coinvolse 40 mila piccoli risparmiatori, allo scandalo Enimont, a Tangentopoli, agli arresti di Cragnotti e Tanzi di Cirio e Parmalat e, per finire, alla vicenda della Banca Etruria in cui, qualche mese fa, 35 mila persone hanno perso in una sola notte i risparmi di una vita coinvolgendo, tra gli indagati, il padre del Ministro Maria Elena Boschi.
Visti tutti gli scandali industriali e finanziari e i loro intrecci con la politica è strano che l’idea dell’infiltrazione degli psicopatici nella macchina dello Stato, con conseguenze disastrose, debba ancora ricevere l’attenzione che merita. Le perplessità che precedevano la ricerca di Babiak e Hare sulla capacità degli psicopatici di scalare le grandi aziende portandole alla rovina sono le stesse da parte degli osservatori della politica che non considerano la psicopatia, proprio come gli esperti di psicopatia non considerano la politica. Genocidi, dittature, la tortura legalizzata, la guerra senza fine, gli assassini politici, gli squadroni di morte, il terrorismo, la corruzione, lo spionaggio illegale, i segreti di Stato e il sistema di sorveglianza e intercettazione cui tutti siamo sottoposti ogni giorno delineano un quadro inquietante.
Gli psicopatici occupano posizioni chiave in tutte le professioni-avvocatura, affari, medicina, psicologia, università, forze dell’ordine e difesa militare, spettacolo e soprattutto politica- e, come sostengono Babiak e Hare, “Molti riescono a laurearsi e ottenere ottime credenziali professionali, ma nella maggior parte dei casi ciò avviene più grazie all’imbroglio, alla fatica degli altri e “lavorando” il sistema che all’impegno e alla dedizione”.
Lo psicopatico ordinario macchina per il controllo e il potere in uno spazio di influenza abbastanza circoscritto che va dalla famiglia all’ambiente di lavoro. In modo vergognoso passa da vittima a vittima, lasciandosi alle spalle una scia di esseri umani emotivamente e psicologicamente devastati. Quello aziendale non si limita a colpire chiunque all’interno dell’impresa: la sua riprovevole condotta ha il potere di distruggere migliaia di famiglie. Ma il più pericoloso è senza dubbio lo psicopatico politico che, collocandosi nella posizione di influenza più alta, ha la potenzialità di amministrare paesi interi, portarli alla rovina, e colpire bilioni di persone.
Astra
Chissà perchè la mia ex era una patita del marketing oltre che di psicologia?? ci sarà un nesso? Quello che è scritto è pura verità, anni fà ho lavorato in una grande azienda dove alle reclute praticavano una full immersion di manipolazione mentale,serviva per separe gli operai (pecore) dai lupi (capetti) e non parliamo dei manager presi di proposito perchè senza scrupoli.Chi sgobbava difficilmente faceva carriera ,ho visto carriere fulmine senza motivo apparente,ma invece ..