Anche il dibattito sull’origine del narcisismo patologico, della psicopatia e degli altri disturbi della personalità rientra nella più generale dicotomia nature vs nurture, natura contro cultura, nella grande diatriba tra chi pensa che i tratti comportamentali della persona disturbata siano conseguenza di geni ereditati o di cause fisiologiche e chi, invece, sostiene che l’ambiente nel quale il soggetto è cresciuto, famiglia in primis, sia stato determinante. I sociologi ritengono che la causa scatenante è da rintracciarsi nell’infanzia, periodo in cui si sviluppano mente e personalità e che tutti i disturbi psichici caratterizzati da bassa o inesistente coscienziosità sono in gran parte provocati da interazioni sociali e fattori ambientali negativi ed disfunzionali dal punto di vista emotivo. Ecco perché nel DSM compare il termine “antisociale” anziché “psicopatico”.
Secondo lo psicoanalista tedesco Erik Erikson, uno dei più accreditati studiosi di psicologia dello sviluppo, l’evoluzione umana è divisa in 8 tappe (prima infanzia, seconda infanzia, fanciullezza, pre-adolescenza, adolescenza, giovinezza, maturità e vecchiaia), ciascuna delle quali è caratterizzata da problemi e conflitti tra opposte esigenze che costituiscono delle crisi o punti di svolta che, se superati, pongono le basi per i successivi compiti evolutivi. Quando un compito evolutivo non è portato pienamente a compimento, quello successivo subirà molto probabilmente l’effetto negativo del processo precedente. Il primo compito evolutivo del bambino è l’acquisizione della fiducia nei confronti della mamma. Se la relazione con la figura materna presenta dei problemi il bambino svilupperà un intenso senso di sfiducia che gradualmente si espanderà a tutta la realtà che lo circonda e che si ripercuoterà sul raggiungimento del secondo compito evolutivo, l’autonomia. Questa è ipotizzata nella tappa della seconda infanzia (2-6 anni), quando il bambino sente il bisogno di conoscere ed esplorare il mondo che lo circonda, scopre i coetanei, si orienta verso l’esterno e inizia ad allontanarsi. Per Erikson i disturbi di personalità sono riconducibili al mancato compimento dei compiti evolutivi della prima o seconda infanzia e a problemi di sovra/sotto attaccamento alla figura materna. Più in particolare, tratti caratteriali come l’incapacità di attaccamento, il bisogno di stimoli sempre nuovi, la mancanza di giudizio e di morale, l’estrema impulsività e l’incapacità a imparare dagli errori, tutte caratteristiche infantili e riscontrabili anche nel narcisismo e nella psicopatia (sotto forma di infedeltà, incapacità di dar vita a legami sani e stabili, irrequietezza, ricerca costante di eccitazione, menzogne, truffe e disonestà), sono provocati dal mancato compimento dei compiti evolutivi della fiducia e dell’autonomia.
La crescita del bambino- si legge in Women Who Love Psychopath di Sandra L. Brown- comunque prosegue e si adatta alle lacune, alle mancanze, ai deficit emotivi, proprio come l’albero cresce adattandosi all’ostacolo che trova sul suo percorso: si sistemerà creando protuberanze e protrusioni nodose nei posti più strani attorcigliandosi intorno ad esso senza farsi fermare. Sarà sicuramente un albero malconcio, schiacciato, artrosico, irregolare, liscio da una parte e sporgente da un’altra: la testimonianza della straziante andatura della sua crescita. La stessa cosa avviene per le personalità disturbate.
A queste credenze si oppone la teoria della natura. Alcune caratteristiche sono insite nel temperamento di un individuo sin dalla nascita. Una mamma potrà dire nel giro di qualche settimana o mese che tipo di indole avrà suo figlio, se impunita o remissiva, esigente o indulgente. Innate nella nostra personalità sono le spinte motivazionali: sono loro che ci spingono a regolare bisogni e necessità dirigendoci verso il piacere e allontanandoci dal dolore. Le spinte motivazionali delle persone normali sono il cibo, la comodità, il possesso, lo svago, il sesso, gli affetti, il dominio sociale, lo status e il potere. Negli psicopatici/narcisisti si registra uno sbilanciamento verso tutto ciò che è piacere, e cioè la ricerca sfrenata del raggiungimento di uno status elevato, il bisogno di costante eccitazione, l’ipersessualità e il predominio nell’ambito del proprio ambiente sociale. La ricerca spasmodica del riconoscimento e la scalata al potere portano spesso questi soggetti a posizioni di successo nei campi più disparati: nelle diverse giungle professionali troviamo famosi avvocati, luminari di medicina e chirurgia, prestigiosi imprenditori, leader politici. Rieber e Vetter, in The Language of the Psycopath, sostengono che gli psicopatici apprezzano il potere tanto più esso riesce a provocare vittimizzazione: non trovano appagante una conquista se la stessa non è in grado di vittimizzare qualcuno. Non hanno solo bisogno di sentirsi potenti ma di sentire che qualcuno è più debole di loro. Il danno che infliggono agli altri è estremamente appagante.
La riconducibilità dei disordini della personalità a fattori innati e congeniti nell’individuo spiega perché fratelli nati sotto lo stesso tetto e cresciuti con la medesima educazione, soprattutto nell’infanzia, dimostrino tratti caratteriali completamente diversi. Per sciogliere queste contraddizioni sono di aiuto le scienze neurologiche. In particolare, le neuroimmagini (Pet e Risonanza Magnetica Nucleare), ravvisando delle anomalie nella struttura cerebrale delle persone disturbate, mettono in crisi la teoria che collega la psicopatia a una disfunzione della mente invece che del cervello. E’ questo un organo che, al pari di altri come cuore, polmoni, reni e quelli che compongono il sistema immunitario, può nascere danneggiato. Non si fa fatica a credere che un bambino possa nascere con una malformazione cardiaca ma si stenta a farlo se a essere tirato in ballo è il cervello con conseguenze, soprattutto, sulle future capacità relazionali del soggetto. Ciò spiega anche perché la psicopatia è così poco riconosciuta. E’ difficile attribuire problemi cerebrali a persone apparentemente normali o addirittura brillanti.
Secondo gli studi neurobiologici della psicologa inglese Adrian Raine, la zona limbica del cervello, che comprende ippocampo e amigdala ed è collegata al linguaggio emotivo, all’elaborazione delle emozioni e alla comunicazione, negli psicopatici funziona in modo più debole. Il corpo calloso è una spessa lamina di fibre nervose interposta tra i due emisferi cerebrali la cui funzione principale è permettere che un’informazione depositata nella corteccia di un emisfero sia disponibile anche per la corrispondente area corticale dell’emisfero opposto. Le due metà del cervello possiedono capacità di coscienza, di memoria e di comunicazione. Normalmente l’emisfero sinistro elabora l’informazione in modo analitico e sequenziale mentre la parte destra la “lavora” a livello emotivo. Nel cervello degli psicopatici questa regione è circa il 23% più larga e il 7% più lunga degli altri. La trasmissione di informazioni da un emisfero all’altro è più veloce rispetto alla normalità con conseguenze importanti sulla loro elaborazione, sulle reazioni e sul linguaggio. Questo particolare rapporto tra i due emisferi del cervello sarebbe la principale causa fisiologica della doppia personalità Dr.Yackyll/ Mr.Hyde, ciascuna associata ad un emisfero cerebrale. La maggiore estensione del corpo calloso potrebbe inoltre essere la ragione dell’assenza di rimorso, della superficialità emotiva e di quella relazionale, tratti caratteriali evidenti negli psicopatici. E’ dimostrato che l’attività dell’amigdala, regolante l’impulsività, è meno reattiva negli psicopatici con conseguenze sulla capacità di controllo degli impulsi e delle reazioni.
Non ci vuole molto per capire che il rigore morale degli psicopatici è piuttosto malmesso. Lo stesso Cleclkey ha sottolineato che, pur riconoscendo la distinzione tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, questi individui non riescono ad applicarla al proprio comportamento. Secondo la Raine vanno ricollegate a questo aspetto caratteristiche strutturali e funzionali di alcune zone cerebrali, compreso il basso metabolismo del glucosio, ridotti flussi sanguigni e materia grigia meno abbondante. Altri studi dimostrano che il 64% delle persone violente hanno lobi frontali anomali, il 50% soffrono di atrofia cerebrale e il 40% presentano anomalie negli elettroencefalogrammi. Anche la chimica cerebrale degli psicopatici è affetta da anormalità: bassi livelli di serotonina, per esempio, portano a problemi di controllo degli impulsi, dell’assunzione di alcool e droghe, dell’umore e dell’aggressività.
Paradossalmente queste considerazioni, invece di allontanare le vittime dai propri carnefici, potrebbero indurle all’indulgenza e alla considerazione che la cattiva condotta, essendo non volontaria, andrebbe giustificata e perdonata. Esiste un’apposita area di studi, la c.d. neuroetica, recente erede della psicologia morale, nei riguardi della quale la posizione dell’Institute for Relational Harm Reduction è netta e precisa: “Non vi è scusa alcuna per devastare la mente delle vittime attraverso abusi e manipolazioni che sono spesso volontari. Che lo psicopatico non possa far nulla per il suo comportamento non significa che la gente debba dispiacersi per lui e restare nella relazione. Bisogna capire che non è la vittima a provocare il malfunzionamento della testa dello psicopatico e non spetta a lei rimettere a posto le cose”.
Al contrario degli psicopatici, le persone normali crescono raggiungendo una certa profondità ed autenticità emotiva, possono migliorare e sviluppano la consapevolezza interiore di come le proprie azioni possano danneggiare gli altri. Si tratta di tre abilità che costituiscono il presupposto di qualsiasi relazione. La psicoterapia è efficace e può far qualcosa per correggere malfunzionamenti relazionali solo laddove queste abilità esistano. Senza di loro nulla può essere migliorato. Ecco perché la psicopatia non è curabile.
Le vittime credono che se fossero state solo un po’ più tolleranti, pazienti, accomodanti, la relazione avrebbe funzionato. O che questi individui possano trovare la felicità con un’altra persona, magari con la stessa per cui hanno deciso di lasciarle. Non sarà così: gli psicopatici non sono in grado di accendere e spegnere la propria patologia a piacimento. Il loro disturbo di personalità non ha niente a che vedere con voi. Con voi, come con qualsiasi altra del passato, si è solo manifestato e continuerà a manifestarsi con chiunque nel futuro.
Astra

8 Commenti

  1. Vuoi che sia genetica vuoi che sia cultura ma questi soggetti combinano danni colossali a scapito di malcapitati che ingenuamente cadono nelle loro malefiche trappole…te ne accorgi dopo che gia ti hanno devastato l”anima e tu a scervellarti ti domandi come hai fatto…e loro pronti belli e pimpanti gia a tuffarsi nel prossimo giro di giostra tanto.non soffrono .non amano non hanno sentimenti ci sarà una giustizia? Io comunque sempre e solo No contatto!!!!!!!

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  2. Un articolo così completo e chiarificatore non l’avevo ancora letto! Che dire … ottimo!

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    • Grazie Kate. Chiarisce tanti aspetti, è vero. Per smontare il loro gioco perverso è necessario anche leggere queste cose. Sono semplici costruzioni fatte con il Lego. Con la conoscenza e l’informazione si smonta tutto in poco tempo.

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  3. Grazie Astra, questo articolo è illuminante, spiega benissimo la vera natura di questi soggetti e quanto malatti siano. Nel mio caso, mi sono resa conto in tempo che, con queste persone, come fai fai male e, “buttando la spugna” , l’ho lasciato. Sono malatti inguaribili, senza esperanza; ma, purtropo, continuano la sua opera ancora!!! Trovano sempre qualche donna da colpire … ci sarà giustizia? Questi devono ricevere gli stessi danni che hanno inferto, ma sembra poco probabile. Sono totalmente d’accordo con il comento LAU; questi soggetti sono insensibili, non sanno amare nè ricevere amore, anime penose che non trovano il loro equilibrio, ma fanno tanto danno ….

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  4. Un immagine molto nitida , un tromp-oil della dimensione in cui vive un NP. Cristina scrive “Questi devono ricevere gli stessi danni che hanno inferto, ma sembra poco probabile”…visto come sono cresciuti , in famiglie incapaci di crescere i loro figli, di amarli e di farne degli uomini veramente felici credo abbiamo pagato e paghino ogni giorno a loro insaputa . Con la differenza che per loro non c’è speranza , ma per chi l’incontra, salvo casi gravi di violenze fisiche, omicidi , la speranza di uscirne c’è ed in alcuni casi è anche molto costruttivo per la propria personalità ed identità. Io ho apprezzato ancora di più i miei genitori. Gli NP sono sempre in conflitto con la famiglia, con se stessi , anche se fanno vedere che via una, l’altra prende il posto come niente fosse. Vivere con la consapevolezza di non saper amare, rimanere
    nel loro piccolo mondo fatto di bugie , truffe, studiando ogni giorno espedienti per non farsi scoprire non è un bel vivere. Il NP che ho incontrato , mi diceva che a volte era stanco di dovere indossare ogni giorno una maschera . Qualche momento di lucidà l’hanno anche loro e dev’ essere devastante vedere quanta terra bruciata lasciano alle spalle, quanti amori distrutti, denaro buttato , amici persi. Possono ricevere tutto il nostro amore ma se non è mai ricambiato con la stessa intensità e sincerità non lo si può definire amore. Io vorre augurare a loro di “guarire” e di scoprire quanto sia bello “amare”.
    Grazie Astra, come al solito, per farmi riflettere e capire.

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    • Anche il mio spessissimo mi rispondeva che era stanco di vivere così … di sentirsi così … ma era sempre un sentimento rivolto solo ed esclusivamente a se stesso, mai un pensiero a come mi sentissi io a vederlo così depresso (quando era nel momento no, rari quelli si), e che cercavo di dargli tutto il conforto possibile nonché di trovare una soluzione ai suoi problemi. E poi mi diceva che non provava nessuna emozione né per me, né per la figlia allora neonata … mi sembrava una cosa impossibile! Ora invece so che era vero….
      Per questo a volte penso che se questo suo modo di essere è congenito, come fosse un handicap, mi fa molta pena.
      Per stare sull’articolo, nel mio caso potrei dire che potrebero calzare a pennello tutte le teorie , x “malformazione nascita, madre, familia e una sorella completamente diversa forse solo manopolatrice.

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  5. Momenti di lucidità? E poi di nuovo l’oblio? Mah, non saprei cosa augurare loro… Il mio ex ha avuto un attimo di rischiarita dopo un colloquio con il figlio (che guarda caso è costretto a fargli da padre, immaginate la situazione di questo ragazzo appena ventenne che, non solo non ha un modello, ma deve anche condurre chi dovrebbe rappresentarlo) ed ha tentato una ricattura… ma è stato così goffo e per nulla empatico che alla fine è diventato ridicolo; ha rigettato ogni responsabilità (figurati) e ha tentato un’azione “girafrittate” da Guinness … il mio NO CONTATTO l’ha devastato. Ora è più cattivo di prima… finirà questa storia un giorno? Ancora grazie Astra.

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  6. Una frase che mi sta aiutando tantissimo, non so di chi sia:
    ” Abbi cura di ottenere ciò che ti piace o sarai costretta a farti piacere ciò che ottieni”. Nell’inferno ci sono già stata e non mi costringo più a farmelo piacere… Ce la facciamo, tranquilli, rinasciamo migliori e più consapevoli!

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