La menzogna costituisce una strategia essenziale per la sopravvivenza in numerose specie animali, compresa quella umana, e si manifesta in vari modi: dal mimetismo e camuffamento alla menzogna tattica degli scimpanzé, agli stratagemmi più diabolici architettati da alcuni esseri umani. Da studi condotti soprattutto negli Stati Uniti è emerso che mentire è una situazione diffusa e quotidiana. In particolare, durante la conversazione, le persone fanno ricorso ad affermazioni in qualche modo ingannevoli nel 61,5% dei casi. Vi sono molti tipi di menzogna: si può ingannare l’altro mantenendolo nell’ignoranza, privandolo cioè di conoscenze vere come nei casi dell’omissione e dell’occultamento o fornendo informazioni false come nella falsificazione, nel mascheramento e nella falsa conferma. Paul Elkan, uno dei massimi esperti nella comunicazione menzognera, ha distinto l’inganno per omissione, in cui si occultano le informazioni che si ritengono vere, dall’inganno per commissione, in cui si comunicano informazioni false come se fossero vere. Ci sono diverse modalità indirette e implicite che confermano questa opacità comunicativa: si può far ricorso alle insinuazioni, alle calunnie, alle allusioni, alle mezze verità, alle esagerazioni e alla confusione.
Riferendosi all’imbroglio, Luigi Anolli, in Mentire, sostiene che i partecipanti ai “giochi sporchi” fanno ricorso a mezzi comunicativi e a mosse relazionali sleali e disoneste, come menzogne sfacciate, allusioni e insinuazioni, truffe e sottili raggiri, vendette camuffate, seduzioni ingannevoli, promesse ambigue e violazioni altrettanto ambigue. I comportamenti non verbali sono immediatamente smentiti e ritrattati. In queste condizioni la verità diventa menzogna e la menzogna verità in un processo che conduce rapidamente alla confusione mentale, poiché i confini tra ciò che è reale (e vero) e ciò che è fabbricato ad arte (e falso) si disperdono come sabbia al vento. Vengono quindi a mancare tutti i punti di riferimento e di ancoraggio psicologico.
Lo stile linguistico della menzogna è improntato all’ambiguità e alla prolissità con l’uso di un elevato numero di modificatori con valenza dubitativa e di termini livellatori (circa, forse, penso, suppongo ecc.) e di frasi lunghe e complesse. E’ un modello che può essere definito dire per non dire, un modo per diluire le informazioni false e renderle meno identificabili attraverso un effetto seppia. Un altro stile linguistico fa ricorso alla modalità comunicativa caratterizzata dall’assertività e dall’evitamento ellittico, in cui il mentitore usa forme reticenti per esprimersi, con lo scopo di dire il minimo necessario. Le frasi sono brevi, spesso di natura nominale e incomplete sul piano sintattico. Le pause vuote (silenzio) e quelle piene (con vocalizzi tipo mhm, ehm, ah ecc.) sono frequenti e lunghe. Questo tipo di comunicazione menzognera può definirsi esimersi dal dire in quanto mira a una elevata riduzione delle informazioni e alla semplificazione delle frasi. Un terzo stile linguistico ricorrente nella comunicazione menzognera, quello del si dice che…, consiste nella impersonalizzazione del discorso: chi mente evita tassativamente di parlare in prima persona e fa continuo riferimento a forme impersonali e o a terze persone, sempre nell’ottica di una deresponsabilizzazione nel caso in cui la menzogna dovesse essere scoperta.
Vale la regola base della presenza di un’incongruenza tra i contenuti di un discorso e il linguaggio del corpo. Esistono numerose credenze stereotipate sulla comunicazione menzognera secondo cui la persona bugiarda sarebbe nervosa, tesa e contratta. Tenderebbe di conseguenza a distogliere lo sguardo dall’interlocutore; non starebbe ferma sulla sedia; farebbe più spesso sorrisi e molti gesti di auto manipolazione per compensare la situazione di disagio (come grattarsi la fronte o la nuca, toccarsi le orecchie, attorcigliarsi i capelli ecc). Per quanto concerne l’eloquio, il mentitore farebbe un numero più elevato di esitazioni e di errori linguistici, aspetterebbe più a lungo prima di fornire una risposta, farebbe pause più frequenti e più lunghe, avrebbe un tono più acuto ed alto di voce. Purtroppo i mentitori abili, come coloro che sono affetti dai disturbi di personalità trattati in questo blog, hanno appreso molto bene l’arte del controllo gestuale e sanno rendersi perfettamente credibili.
Molto interessante è il richiamo di Anolli allo stile machiavellico di mentire.  Questa condotta, secondo lo studioso, implica l’impiego di strategie di manipolazione e di strumentalizzazione degli altri come l’inganno, il raggiro, la truffa e l’adulazione. Comporta la percezione cinica degli altri come persone deboli, inaffidabili, ingenue e credulone. Infine, include una indifferenza di fondo verso le regole convenzionali della moralità nei propri pensieri ed azioni. Grazie alla loro personalità i soggetti machiavellici sono particolarmente abili nella comunicazione menzognera. Infatti, sono capaci di mentire aumentando il loro contatto oculare con l’interlocutore, mostrandosi affidabili e sinceri, rimanendo tranquilli e sereni. Inoltre sono in grado di inventare bugie credibili e logicamente coerenti. Grazie a questo distacco emotivo, essi sono meno coinvolti durante l’interazione ingannevole e sono meno preoccupati di salvare la propria faccia nelle situazioni imbarazzanti. In caso di necessità,non temono di far ricorso alla forza e  ritengono di essere abili nell’influenzare gli altri che non stimano e che sono pronti a strumentalizzare per raggiungere i propri scopi personali.
Riferendosi più in particolare allo psicopatico, bugiardo patologico per eccellenza, Hervey Cleckley in The Mask of Sanity sostiene che questo soggetto è assolutamente incurante della verità e non deve essere creduto quando parla del passato, né del futuro né, tantomeno, del presente. Appare sempre a proprio agio e per nulla pretenzioso quando fa una promessa o si difende dalle accuse, che siano esse gravi o banali. Eccessiva enfasi, evidente scioltezza e altri segni tipici del bugiardo astuto non compaiono nelle sue parole o nel modo di parlare…Trasparenza e attendibilità sembrano innate. Durante gli spergiuri più solenni non si fa alcun problema a guardare l’interlocutore fisso negli occhi.
In conclusione, per stabilire quando un soggetto del genere mente, mi rimetto alle parole di Claudia Moscovici: basta che muova le labbra. Ma, anche nel caso non parli, non si conterebbero le bugie espresse per omissione. Quando sia ha a che fare con un narcisista, uno psicopatico o un borderline, ci si deve attenere ai fatti e non alle parole. Per loro, una relazione personale è una banale partita a dama e l’avversario una pedina che verrà spostata senza criterio e senza seguire alcuna regola di gioco.
Astra

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

undici + 10 =