Nel surreale mondo del narcisista persino il linguaggio diventa patologico. L’armatura dialettica è lo strumento di difesa più efficace del suo arsenale;  parole e vocaboli compongono frasi attorcigliate  prive di messaggi incisivi, la comunicazione si fa concitata ma rimane vaga, ambigua e diventa spesso contraddittoria. Elaborate acrobazie oratorie raggirano il tema del discorso e portano la discussione altrove. Grammatica e sintassi sono manipolate più della vittima e danno vita a costruzioni verbali estremamente contorte. Il narcisista non parla con un altro, parla a un altro: sale in cattedra, pontifica, camuffa intendimenti, finge di fraintendere, si arrampica sugli specchi, legge tra le righe, interpreta e, soprattutto, non ascolta e preferisce utilizzare i tempi di replica dell’altro per pensare a come riempire il successivo turno di parola. L’abitudine a non ascoltare deriva dal bisogno primario di imporre la propria grandiosità e preparare la controffensiva; dopotutto, si chiede ironicamente Sam Vaknin in Malignant Self Love, “perché mai un narcisista dovrebbe perdere tempo prezioso ad ascoltare quando lui è onnisciente”?
La cosa ha implicazioni profonde. La comunicazione attraverso una chiara, inequivocabile e sensata combinazione di parole è parte integrante di qualsiasi agglomerato sociale sano e ben collaudato. La pochezza del contenuto linguistico del narcisista non è la conseguenza del suo bagaglio di vita; al contrario, è la modalità utilizzata per nascondere, per difendersi, per tenere saldi privilegi sempre meno ammissibili; per dissentire senza provocare ira, criticare senza prendere posizione, convenire senza che gli altri se ne accorgano.  Un “contratto” con un narcisista è più una vaga ed elastica dichiarazione di intenti che una lista affidabile di impegni reciproci.
Quando lui parla, nell’aria si diffonde una non ben definibile sensazione di doppiezza e ambiguità. Le regole che governano la sua dialettica costituiscono enigmatici espedienti: le frasi sono lasciate appositamente incomplete e i ragionamenti si fanno spesso contraddittori. Il linguaggio  è subdolamente offensivo per irretire i nemici; per seminare confusione e panico; per lasciare gli ascoltatori in dubbio, esitazione o paralisi; per acquisire controllo, nonché per punire. Il linguaggio è una semplice arma.
I suoi sono discorsi pirotecnici in cui la sostanza viene sacrificata in nome della coreografia. L’attenzione è rivolta più alla composizione che al contenuto. Gli ascoltatori sono trascinati dalla forma, rintronati dalla perfezione, inebriati dalle mille sfaccettature di una realtà che è semplicemente univoca e, a posteriori, molto chiara.  Il linguaggio è come un processo infiammatorio: invade insidiosamente i tessuti della relazione intaccando, per prime, le cellule sane della ragione e della logica.
L’espressività è un valido indicatore della salute psicologica e istituzionale delle unità sociali come la famiglia o l’ambiente di lavoro. Il capitale sociale è spesso misurato in termini cognitivi e cioè verbali. Non ci può essere società vigorosa senza una comunicazione chiara e trasparente. E’ il linguaggio a determinare come percepiamo il mondo; è la nostra mente e la nostra coscienza. Il narcisista, per questo, è una grande minaccia sociale.
Astra

13 Commenti

  1. Buonasera, trovo inquietante e purtroppo corrispondente al vero la descrizione del linguaggio del narcisista: in certi momenti sono arrivata a compatire il mio compagno per quelli che ai miei occhi erano apparsi veri e propri disturbi del linguaggio. Nella mia infinita cecità mi sono preoccupata di non stigmatizzare il suo “difetto” per evitargli una mortificazione, attribuendolo a degli stati emotivi particolarmente destabilizzanti per lui. Ho pensato si trattasse di una qualche forma di balbuzie. Mentre invece l’unica a venire destabilizzata ero sempre e solo io, sempre più esasperata dalle sue mezze frasi, mezze risposte, che via via si sono fatte sempre più sfacciatamente irriverenti, superficiali, menefreghiste e sadiche. A distanza di due anni mi rendo conto di avere perduto io stessa la capacità di comunicare, verbalizzare e ormai anche quella di scrivere, mi sono per così dire rassegnata a non essere ascoltata, a venire svalutata, a essere divenuta trasparente. Così oggi non riesco quasi più a parlare di ciò che mi accade con lui, o di ciò che vivo su altri ambiti, tanto meno riesco più a scrivere, sebbene mi piacesse tanto.

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    • Io invece ci sto lotando per essere ascoltata di essere parte integrante di tutto ciò che accade , sono di origini brasiliane è ormai da 20 anni con un narcisista perverso è da circa 2 anni che ho chiesto aiuto ad una psicologa e mi sono vista in mondo addosso di fronte a questa realtà ,dell’esistenza del narcisismo di mio marito , ma nulla togli la mia capacità di insegnare ai miei figli che nessuno è padrone di nessuno ma dall’amore che ogni uno di noi può dare, da tutta questa brutta sperienza voglio uscirmene integra e fare tesoro per un avvenire , c’è una forza dentro di me che lui sottovaluta ma che sento che si affiora più che mai , oggi come oggi sapendo le dinamiche e le strategie c’è ne sto mangiando interi articoli ,leggendo su tutti gli argomenti del narcisismo per entrare nella loro mente e poter schiarirli , ne farò a pezzi e vincerò questa battaglia per un domani i miei figli esserne fieri della mamma ( Giovanna d’arco) che ho dentro di me .

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      • Mi è sempre d’aiuto questo blog , vorrei ringraziare a tutti allo staff lo sto divorando ogni parole per far tesoro nonostante ogni uno di noi abbia una sperienza racapriciante che almeno cerca di inquinare il nostro essere.

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  2. Eppure scrivi molto bene, Ida….non fare tue le sue proiezioni su di te. Rileggi il tuo commento e ti accorgerai che sai ANCORA scrivere….un caro saluto.

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  3. Il mio ex è esattamente come lo hai descritto, giochi pirotecnici linguistici, discorsi lunghi e farraginosi, non contraddittori, ma paralizzanti e lunghissimi.
    Le sue mail non riuscivo neanche a leggerle, non le capivo gli dicevo, erano kilometriche. Quando interviene nelle discussioni lo fa sempre con spirito critico o per mettersi in mostra. Penso che lo ascoltino tutti, ma nessuno osa replicare altrimenti inizia una battaglia …
    Non sono ancora fuori totalmente dal legame che ora so fosse “malato”, un anno di no-contact, ma il mio dolore rimane qui dentro come un tormento, anche se riesco a gestirmi meglio adesso. Le devastazioni che mi ha lasciato sanno di deserto, ero priva di forze, incredula e sconcertata, per la fine imposta dal mio “grande amore”.
    Dissonanza cognitiva dovuta a 9 anni di relazione patologica.
    Mi fa bene leggere tutto di questo sito … leggo e rileggo e trovo una sorta di pace.
    Lui mi evita da un anno scientificamente … chissà perché.
    Io sono ancora a corto di autostima, non mi sento mai abbastanza, come un tempo, ma punto alla mia gratificazione professionale e personale, cerco affermazione di me stessa, questa è la migliore vendetta.
    Grazie per tutto quello che scrivi. Mi hai preso per mano … e Dio sa quanto ne ho bisogno … ancora.

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    • Cara Sara, nove anni di relazione patologica sono tantissimi. Sei stata eccezionale ad uscirne. Da quello che scrivi sembra che a te sia andata come fanno questi di solito, mollando all’improvviso e con una violenza inaudita. Il ‘grande amore’ come certo sai è solo una illusione creata da lui per sfruttare le tue qualità a suo vantaggio e contro di te. Sei fortunata che ti evita, è bene che stia il più lontano possibile. Dal suo punto di vista è qualcosa che fa per farti soffrire e umiliarti (ma pensa, evitare la persona che hai detto di amare per nove anni), e magari anche perché chissà quante ne racconta a tuo riguardo con gli altri. Mi stupirei se non si dipingesse come una vittima e te come una persona negativa da tenere alla larga. Ma per te, la sua lontananza significa PACE. Qualcosa che non avevo mai apprezzato abbastanza e che benedico ogni giorno da quando sono scappata dal mostro.

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      • Grazie per le tue parole, solo chi è incappato in qualcosa di simile può capire, hai ragione quando dici che probabilmente lui si sente la “vittima” ed io probabilmente “sarei” il carnefice … giocano a trovare spiegazioni per mettere a tacere quei quattro sensi di colpa, se mai ne hanno …
        Le loro menti malate riescono a partorire fantastiche e surreali motivazioni … addebitandole sempre agli altri … a me nel caso specifico.
        Dal suo evitamento non mi sento né umiliata né svilita … mi sento solo “giudicata” da un malato che non sa affrontare la realtà e prova a farmi sentire in colpa così … sai che ti dico? Mi fa un dolore terribile, ma me ne strafrego … ho tanto da lavorare su me stessa che i suoi giochi a ribasso non mi riguardano se non quando c’è la possibilità remota che lui possa evitarmi ancora … me ne occupo solo quando corro il rischio di incontrarlo … per il resto dei miei giorni cerco di guarirmi … faccio mille cose pur di non stare a rimuginare … la mia autostima a zero, la mia voglia di vivere, il mio benessere, i miei obiettivi da raggiungere, i miei amici, la mia famiglia, i miei interessi … tutte cose che non avevo più, che avevo seppellito … isolata, appiattita, apatica … morta.
        Bruttissima esperienza … ma sono viva, siamo vive e …andiamo avanti …cosi!
        Grazie per avermi ascoltata.

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  4. Buongiorno a tutti voi
    Vorrei chiedere ad Astra e a chi purtroppo ha vissuto la mia stessa triste esperienza, se le vittime poi soffrono di disturbi relazionali.
    Mi sembra di non trovarmi mai nel posto giusto e di non aver niente di interessante da dire.
    Mi capita anche a lavoro e mi causa grossi problemi.
    Possibile che io non sappia più parlare,relazioarmi e lavorare?

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    • Grazia, sì è possibile. Il trauma subito è molto serio. Ovviamente le conseguenze sono soggettive, ci sono mille varianti che influiscono sui tempi e sulle modalità di recupero. Si parla di 1-2 anni, a volte questi tempi sono dilatati, a volte ridotti. Dipende da te cara e ovviamente da un pò di fortuna. Ma non mi preoccuperei più di tanto. Lasciati il tempo di cui hai bisogno senza fretta. Non ti corre dietro nessuno e, soprattutto, tieni sempre presente che ora sei al sicuro. La convalescenza è lunga e difficile. Ma alla fine riscoprirai una persona diversa e più forte. Poco ma sicuro.

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    • Grazia a me è successo. Conoscevo i miei punti di forza e giá dopo circa sette mesi nella relazione non lo erano più. Mi ero trasformata in una persona socialmente rigida, a tratti goffa. Temevo di dire cose per cui mi avrebbero giudicata male. Avevo paranoie sociali mai sperimentate prima. Non mi sentivo mai a posto, ed ero persino arrivata a non guardarmi più allo specchio perche non mi piacevo più, tanto era efficace la svalutazione a cui ero quotidianamente sottoposta. Chiusa la relazione, e dopo qualche mese necessario per riprendere a fare cose come dormire mangiare respirare, piano piano mi sono ritrovata.forse devo ancora recuperare qualcosa, ma il più è fatto. Succederà anche a te, stai sicura. Ma aiutati come puoi, nel senso, fatti aiutare come meglio puoi.
      Sara, non tanto lui si sente una vittima (sa benissimo chi è) quanto vuole convincere il mondo che tu sei una pazza vendicativa pericolosa narcisista ecc. Lui non prova alcun senso di colpa. Su questo puoi metterci la mano sul fuoco.

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  5. Grazie per avermi risposto.
    Vorrei solo tornare ad
    essere la donna che ero il prima possibile.

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  6. Grazie Giusy
    Le tue parole mi confortano tanto.

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  7. Tornare quello che eri prima? Tornerai lentamente anche meglio.
    Io ho messo tutto l’impegno e la volontà nel dare il meglio di me stessa soprattutto in ambito lavorativo e sociale. Ho ripreso tutti gli amici che, per colpa sua, avevo perso.
    Mi manipolava contro di tutti sempre in negativo. Ho ripreso a darmi da fare sul lavoro ed ottenere risultati brillanti. Mi ero appiattita ed ero apatica.
    Non sapevo più respirare, hai detto bene, non sapevo chi ero, cosa volevo e dove andavo … uno zombie. Se penso a quello che ho passato a quante albe ho dovuto assistere … non esistevo più avevo il cervello inchiodato. Oggi dopo un anno dall’abbandono … sto meglio, ma non posso dire di essere guarita. Ancora ci sono giorni in cui non accetto questo dolore, è troppa la differenza tra il prima e il dopo.
    Ma vado avanti sperando di essere migliore, di non essere più vulnerabile …
    ma l’ansia, il terrore, gli stati di allarme rimangono anche al solo sentire pronunciare il suo nome. Non voglio vendicarmi, ma solo vivere bene … aggrappati anche tu a queste parole che trovi scritte in questo salvifico sito e prova a prenderti la rivincita sulla vita cercando di stare bene, cerca le tue soddisfazioni personali, migliora …
    sarai più forte …
    io ci provo ancora … insisto.

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