Finora ho provato a spiegare come pressoché chiunque possa essere inizialmente ingannato dalla maschera dello psicopatico e lasciarsi coinvolgere da questo individuo così disturbato. Tuttavia, mentre tutte possono cadere nella trappola nella fase della seduzione, quando lui dà il meglio di sé per sembrare persino più virtuoso delle persone normali, sono meno coloro che continuano a stargli a fianco quando cala la maschera e si riesce a scorgere il suo lato vero, quello maligno, disturbato e abusivo.
Riporto un contributo di Sam Vaknin, esperto di narcisismo e psicopatia, tratto dal suo libro “Malignant Self-Love”. Questo articolo delinea il profilo psicologico della persona che resta con uno psicopatico o narcisista molto dopo che le fasi dell’adescamento e della luna di miele sono finite e il dott. Jeckyll si trasforma nel vero Mr Hyde. Se ti riconosci nel profilo della vittima dovresti porti, tra i propositi dell’anno che sta per venire, quello di cercare – oltre che supporto esterno- anche la forza interiore di mollare lo psicopatico. Non permettere a una persona cattiva di maltrattarti e controllarti per il resto della tua vita. Meriti di meglio. A ogni modo, spero che questa lettura ti possa aiutare.
All’apparenza, non esiste una compagna “ideale” di un sociopatico narcisista. Può essere di tutte le forme e tutte le taglie. Le fasi iniziali dell’attrazione, dell’infatuazione e dell’innamoramento sono abbastanza normali. Il soggetto espone il lato migliore, l’altro è annebbiato dall’euforia. Un processo di selezione naturale si verifica solo molto dopo, quando la relazione si sviluppa, i veri colori vengono fuori e il rapporto è messo alla prova.
Vivere con un sociopatico narcisista può essere esilarante; spesso è straziante ma è gravoso sempre e comunque. Sopravvivere a una relazione con lui, quindi, è indice dei parametri della personalità di chi si salva. Lei (o più raramente lui) è plasmata dalla relazione nel modello stereotipato di fidanzata/compagna/moglie del personaggio disturbato.
Per prima cosa, la vittima deve avere una scarsa padronanza di sé e della realtà. Altrimenti abbandona la nave quando finisce la fase della luna di miele. La distorsione cognitiva presumibilmente comporta lo sminuimento e l’umiliazione si sé e, allo stesso tempo , l’esaltazione e l’adorazione della figura del narcisista. La posizione assunta è quella dell’eterna vittima: biasimevole, meritevole di punizione, un capro espiatorio. Alcune volte è importante per lei sembrare onesta, disposta al sacrificio e sottomessa. Altre, non è neanche consapevole della situazione. Il sociopatico narcisista è visto nella posizione di poter pretendere questi sacrifici, essendo superiore alla propria compagna da tutti i punti di vista (intellettuale, emotivo, morale ed economico).
Lo status di vittima “professionista” ben si accoppia con la tendenza all’autopunizione, ossia a una certa vena masochista. La vita tormentata con lui è, fino a prova contraria, solo una misura punitiva.
In questo senso, la vittima è l’immagine riflessa del sociopatico narcisista. Mantenendo un rapporto simbioticoo ed essendo completamente dipendente dalla fonte di energia masochista (che lui è così bravo a fornire), sarà lei a incoraggiare e rinforzare tratti e comportamenti che sono la vera essenza del narcisismo.
Il narcisista non si sente mai completo senza una compagna sottomessa, che lo veneri, che sia disponibile e che si mortifichi da sola. Il suo forte senso di superiorità, cioè il suo Falso Sé, dipende in gran parte da questo. Il superego sadico sposta le attenzioni da sé alla compagna, ottenendo una fonte alternativa di gratificazione perversa.
E’ attraverso la propria abnegazione che la vittima sopravvive : annullando i propri desideri, le proprie speranze, i sogni, le aspirazioni, i bisogni sessuali, psicologici e materiali e molto altro. Percepisce le proprie necessità come pericolose in quanto suscettibili di generare collera nella figura suprema e divina del narcisista che, ai suoi occhi, sembrerà ancora più grande. L’abnegazione intrapresa per agevolare e alleggerire la vita di un “grand’uomo” è più accettabile. Più lui è visto come perfetto, più facile sarà per lei ignorare il proprio sé, perdere importanza, decadere, trasformarsi in un’appendice del narcisista e, alla fine, diventare niente più che una sua estensione, fondersi con lui fino al punto di oblio e di offuscamento dei ricordi della propria, autonoma esistenza.
I due collaborano in questa macabra danza. Il sociopatico narcisista prende forma dalla sua compagna nella misura in cui lei prende forma da lui. La sottomissione alimenta la superiorità come il masochismo stimola il sadismo. Le relazioni sono contraddistinte da un emergentismo dilagante: i ruoli sono assegnati quasi dalla partenza e qualsiasi deviazione provoca una reazione aggressiva, se non violenta.
Lo stato mentale predominante nella vittima è la più totale confusione. Anche la relazione più basica – con marito, figli o genitori- è oscurata in modo inquietante dal gigantesco cono d’ombra generato dal rapporto con il narcisista. La sospensione di giudizio è parte integrante della sospensione dell’individualità, che è contemporaneamente prerequisito e conseguenza della relazione con lui. La vittima non sa più è cosa vero e giusto e cosa, invece, sbagliato e non permesso.
Il narcisista riproduce con la compagna l’ambiente emotivo della propria crescita: capricciosità, instabilità, arbitrarietà, abbandono emotivo, fisico e sessuale fanno da padroni. Il mondo diventa incerto e spaventoso e lei ha solo lui a cui aggrapparsi.
E si aggrappa. Se c’è una cosa che può essere detta con certezza di coloro che fanno squadra con i narcisisti è che sono apertamente dipendenti.
La vittima non sa cosa fare – sin troppo naturale nel caos di una relazione del genere – ma non sa nemmeno cosa vuole e, in larga misura, chi è e chi vorrebbe diventare.
Queste domande senza risposta rendono ancora più difficile, per lei, riuscire a valutare la realtà, considerarla e apprezzarla per quello che è. Il peccato originale è essersi innamorata di un’immagine e non di una persona reale. E’ per lo svuotamento di questa immagine che, quando la relazione finisce, si addolora.
La rottura della relazione è, quindi, molto pesante dal punto di vista emotivo. E’ il culmine di una lunga catena di umiliazioni e assoggettamenti. E’ la ribellione della parte sana e funzionante della personalità lesa contro la tirannia del narcisista.
La vittima è responsabile di aver erroneamente interpretato tutta l’interazione (esito, infatti, a chiamarla relazione). La mancanza di connessione con la realtà potrebbe essere etichettata “patologica”.
Perché la vittima cerca di allungare la sofferenza? Quali sono motivi e propositi di questa vena masochista? Sotto rottura, narcisista e compagna innestano un lungo e tortuoso post mortem. Tuttavia la questione di chi ha fatto che cosa (e anche perché) è irrilevante. Quello che conta è smettere di affliggersi, ricominciare a sorridere e amare in modo meno sottomesso, disperato e masochista.
Traduzione Astra
https://psychopathyawareness.wordpress.com/2010/12/17/what-kind-of-person-stays-with-a-psychopath-or-narcissist/
Perché la vittima cerca di allungare la sofferenza? Quali sono motivi e propositi di questa vena masochista?
Me lo chiedo anche io. Secondo me ci vorrebbero più articoli che trattano di questo.
Una volta individuato il soggetto e le dinamiche penso la cosa più importante sia rispondere a quelle 2 domande. Giusto?
E’ la dipendenza affettiva cara Rosy. Infatti la vittima è un soggetto codipendente: dipendente da qualcuno che soffre, a sua volta, di un’altra dipendenza. In questo caso di un disturbo di personalità.
Ciao Astra…vorrei chiederti una cosa: tra le “strategie punitive” dei narcisisti c’è anche il lasciare la propria compagna (io ci convivo)…dopo un forte litigio mi ha mollato dicendomi di restare amici cosi non litighiamo piu…gli ho chiesto in lacrime due volte di riprovarci,di non buttare tutto all’aria,ma lui non ne vuole sapere…ora si comporta in modo “gentile” con me ma lo vedo che prenfe cmq le distanze…io a volte ho come l’impressione che sia una sorta di “punizione” x essermi arrabbiata con lui…lui mi ha detto che vuole stare solo,che tanto tutte le relazioni prima o poi finiscono…
Desert cara, per quanto male possa fare mi sento di dire con assoluta franchezza che quando si allontanano hanno di meglio da fare. Che prendano la palla al balzo per qualcosa che hai fatto, poco importa. Ti avrebbe comunque messo nelle condizioni di fare qualcos’altro per potersi allontanare dandotene ovviamente la colpa. Non ho mai creduto a sparizioni “punitive”. Quando spariscono vuol dire che stanno comparendo da qualche altra parte.
non credo stia “comparendo” da qualche altra parte…non ho notato movimenti strani,non sta mai al telefono…so che in genere mollano quando trovano un’altra preda…non credo sia però il suo caso. Ho letto che spesso abbandonano x ripristinare il controllo,lui x esempio sa che quello che temo di più è perderlo…dice che io trovo i pretesti x litigare…che lui vorrebbe una compagna sempre di buon umore e che tenga i suoi problemi x se
Può darsi…queste patologie hanno diversi gradi. Non ho ancora conosciuto un narcisista che non abbia scheletri nell’armadio e, soprattutto, che sappia stare da solo senza energia da succhiare da qualche parte.
Ciao Desert,
dici: “lui x esempio sa che quello che temo di più è perderlo…dice che io trovo i pretesti x litigare…che lui vorrebbe una compagna sempre di buon umore e che tenga i suoi problemi x sè”.
Vorrei farti se posso delle domande: Ma cosa vorresti tu? qualcuno se lo chiede? lui , non mi pare. E tu, te lo chiedi cosa vorresti tu e se corrisponde con quanto vorrebbe lui? Quando lui ha un problema, te ne parla? Se si, non vedo perchè tu non possa fare lo stesso con lui. Se non te ne parla , non capsico che senso abbia una relazione in cui nessuno dei due parli delle proprie difficoltà, dei propri problemi.
Desert credo che tu abbia già risposto alla tua domanda. Vederti soffrire perchè prende le distanza lo fa star bene. Afferma e amplia il suo potere.