Sembra che la gente cerchi informazioni sulla psicopatia ed altri disturbi di personalità solo dopo essersi bruciata. Questo porta a chiedersi perchè la conoscenza dell’argomento sia così poco diffusa quando segnali e sintomi di pericolosi disordini caratteriali sarebbero facilmente riconoscibili anche prima di farsi male.
Forse sono proprio pericolosità e distruttività di questi personaggi, parliamo pure di vera e propria perversione, ad accendere intorno un alone di forte curiosità. Ce ne accorgiamo leggendo i giornali o ascoltando i notiziari: esiste infatti un’ossessione mediatica riguardo i criminali che fanno fuori le mogli per sentirsi più liberi di vivere altre relazioni. La curiosità che circola intorno a queste vicende è disarmante: i libri sui killer psicopatici diventano subito best seller e le biografie di Hitler o Stalin continuano a vendere bene. Paradossalmente, l’opinione pubblica è più interessata alla cronaca di questi omicidi, o  tentati omicidi, che alle spiegazioni comportamentali che si nascondono dietro a siffatti comportamenti e, soprattutto, a come imparare a riconoscere gli psicopatici e a starne alla larga. In italiano esistono pochissime letture sulla psicopatia, dirette al pubblico e non agli specialisti, in grado di descrivere chiaramente i meccanismi mentali di questi individui perversi; in inglese ricordo The Sociopath Next Door (Stout), Snakes in Suit (Babiak e Hare) e The women who love psycopaths (Brown). Purtroppo questi lavori sono molto meno diffusi delle notizie e descrizioni dettagliate dei femminicidi. Perché?
Quando devo comprare una macchina non ho bisogno di qualcuno che mi spieghi i dettagli delle sue singole prestazioni. Leggo la scheda tecnica della vettura in questione e mi faccio un’idea delle sue caratteristiche riguardo, per esempio,  alla sicurezza e al consumo di carburante.  Poi la vedo di persona per capire se mi piace o no, se mi va bene la grandezza e se risponde alle necessità della famiglia. In altre parole, una conoscenza superficiale della macchina mi è sufficiente. E proprio questo l’approccio dell’opinione pubblica nei confronti degli psicopatici descritti dalle news, dalla storia, dai libri e dal cinema. Il fenomeno, ossia che esistano delle persone perverse che fanno male agli altri, è guardato con grande superficialità: non si sente il bisogno di approfondire la questione e di osservare questi individui da un punto di vista più profondamente psicologico. Si ha la tendenza a considerare l’interesse per gli psicopatici come una forma di intrattenimento sfizioso, se non morboso. Possiamo anche prendere le distanze dai loro orrendi crimini ma bisogna ammettere che è l’esistenza stessa di una perversione ad incuriosirci. Altro fattore è la convinzione che gli psicopatici siano una realtà che non ci tocca da vicino. Quante volte ho sentito interviste a conoscenti o familiari di persone coinvolte in questi tragici fatti di cronaca completamente sorpresi che sia accaduto a loro o ai loro vicini. Vediamo come remota la possibilità che capiti proprio a noi di incontrare un assassino o uno stupratore oppure un truffatore, un marito o un amante psicopatico. In qualche modo, diamo per scontato che noi e le nostre famiglie siano immuni da questi pericoli. Forse crediamo di essere troppo svegli, intelligenti ed istruiti o di vivere in un ambiente di un certo tipo, esclusivo quanto basta per non essere sotto il rischio di attacco da parte dei predatori sociali.
Ma ad un’attenta riflessione,  questa impostazione si rivela una fesseria. Può essere anche vero che tu e i tuoi cari non dovreste staticamente cadere nelle grinfie di un serial killer psicopatico. Gli esperti ci dicono che, per esempio, in tutti gli Stati Uniti i serial killer in circolazione sono da 50 a 100. E sarebbe sbagliato vivere nel terrore di incontrarne uno. Ma ciò non toglie che si ci si possa trovare coinvolti intimamente con uno psicopatico nel corso della propria vita. Questi signori costituiscono il 4% della popolazione. E’ un numero consistente, visti i danni che possono arrecare agli altri. Si tratta di persone molto socievoli, altamente promiscue, spesso con figli a carico e girano indisturbate tra noi. La loro patologia è tecnicamente denominata “disturbo antisociale di personalità”, non disturbo asociale di personalità. Una persona asociale evita il contatto umano. Una persona antisociale, al contrario, ha bisogno degli altri per usarli, truffarli, ingannarli, manipolarli, tradirli e, alla fine, distruggerli. Ed è proprio quello che fanno gli psicopatici: si alimentano, come parassiti, delle nostre vite. Vivono per il brivido di danneggiare coloro che sono mentalmente più sani, generalmente più produttivi ed umanamente più empatici di loro.
Le statistiche ci suggeriscono che ci sono buone probabilità di trovare uno psicopatico in una famiglia di grandi dimensioni. E comunque è facile incontrarne uno nel corso della propria vita. Potrebbe essere un compagno, che all’inizio sembra perfetto e che invece si rivela un violento sessuomane, oppure un capo con un carattere difficile che rende il lavoro impossibile ai propri impiegati, o anche un professore manipolatore diventato il tiranno del dipartimento; oppure un insegnante, che dietro una “calorosa” confidenza con i suoi alunni finisce per sedurli, o magari un amico che fa il gentile e l’amorevole solo per poterti meglio pugnalare alle spalle, oppure un genio della truffa che riesce a rubare i risparmi di una vita degli anziani per poi sparire volatilizzandosi nell’aria.  Qualsiasi  psicopatico  può provocare un danno fisico e mettere in pericolo la tua vita. Non occorre essere predisposti all’omicidio. Molti assassini erano semplicemente psicopatici carismatici che vedevano il matrimonio un po’ troppo scomodo ed incompatibile con il nuovo corso della propria vita. L’incapacità di considerare gli altri come esseri umani simili a loro rende qualsiasi psicopatico estremamente pericoloso.
Dal momento in cui empatia, principi morali e capacità di amare non giocano alcun ruolo nel processo decisionale dello psicopatico, il passaggio da non criminale a criminale può essere veloce ed imprevedibile. Lo psicopatico diventa violento con estrema facilità.  Quello che vorrei sottolineare è che informarsi sulla psicopatia non vuol dire fare un’accurata ricerca psicologica su teorie astratte, che sono per di più inutili. Al contrario, sapere come poterci difendere, almeno emotivamente e psicologicamente, da uno psicopatico che, con il suolo venire a contatto con la nostra vita mette in serio pericolo il nostro benessere, è cosa che ci riguarda molto da vicino. Una basica, ma non troppo conoscenza della psicopatia può salvarci da anni di dolore provocato da un marito, compagno o amante che non riusciremo mai ad accontentare, che non smetterà mai di mentire, di tradirci e che ci terrà perennemente appese.  Ci può aiutare ad evitare gli inganni di questi abili geni della truffa, così bravi in questo gioco. Ci può dare la forza di abbandonare un lavoro dove il capo terrorizza chiunque alternando momenti di comprensione a violenza verbale e psicologica.
Ovviamente, non è detto che la conoscenza della psicopatia ci protegga da tutti i danni che gli individui perversi possono arrecare. Anche le persone più informate possono disgraziatamente restare coinvolte per caso in un episodio criminoso, oppure far parte di una società guidata da un dittatore psicopatico. Ma la consapevolezza del fenomeno può essere di aiuto a coloro che sono abbastanza fortunati da vivere in società libere e scegliere da chi farsi circondare e chi invece allontanare. E’ fondamentale riconoscere i sintomi di questo pericoloso disturbo di personalità in modo da non accogliere a braccia aperte una persona malefica nella nostra vita. La conoscenza può darci la forza di chiudere definitivamente una relazione tossica con un predatore emotivo una volta che il suo disturbo viene smascherato. In altre parole, essa costituisce la difesa più efficace che tutti, non solo quelli che sono stati personalmente colpiti, hanno nei confronti di questi esseri umani così perversi. Ci consente di evitarli e riuscire a liberarsi dalle loro reti qualora ci si finisse dentro.
Va detto che nessuno può fare una diagnosi clinica di psicopatia senza una qualificazione.  La conoscenza del fenomeno, comunque, ci rende capaci di individuare le persone sospette e starne alla larga. Ed è già un grande passo.
Traduzione Astra
https://psychopathyawareness.wordpress.com/category/see-no-evil-why-is-there-so-little-psychopathy-awareness/

15 Commenti

  1. Io purtroppo ho avuto modo di conoscerne uno, 7 mesi d’inferno, ma sono riuscita con molta forza di volontà ad allontanarlo dalla mia vita, senza traumi fisici e mentali…!!!

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    • Brava Marisa, sette mesi non sono niente. Sei stata brava e fortunata. C’è chi ci perde una vita intera.

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  2. io ne conosco almeno due,il loro scopo è di sottomettere i loro cari alla loro volonta’,quando questo ha smesso di esistere sono diventati violenti ossesivi e persecutori,c’è scampo a tutto questo o mi trovo in serio pericolo?

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  3. Nancy cara non posso valutare la serietà del pericolo. L’unico consiglio che posso darti è di starne alla larga.

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  4. E io volli “piuttosto
    le tenebre che la luce”
    Carissima Astra,
    non puoi immaginare il sollievo che mi hanno dato le tue email. Impegnata nel tuo importante lavoro, nel cuore della notte, lo hai interrotto per rispondere a una sconosciuta.
    Sono ancora nelle “tenebre”, in preda a sentimenti ed emozioni contrastanti, ma grazie a te, al tuo blog e alla tua umanità ho deciso di provare a cercare la “luce”.
    Ho già letto diversi post, ma riparto da qui, dall’inizio, dal riconoscere la mia ignoranza e cecità di fronte a cose che mi facevano tanto ridere per come le faceva e le diceva: la sua simpatia disarmante mi faceva soprassedere su tutto, non vedevo lo squallore e la meschinità e la gravità di certi comportamenti. Nessuno mi aveva mai fatto divertire tanto.
    Ma tra una risata e l’altra era tutto un inganno, qualcuno lo immaginavo e preferivo non affrontarlo, altri vanno aldilà del mio più pessimistico presentimento.
    Apparentemente non mi ha (quasi) mai trattata troppo male, o non me ne rendo ancora conto, forse ho perso il senso della “normalità”.
    Non voglio dipingermi vittima perfetta e immacolata perché non lo sono, ma sincera e fedele sì, sempre. Non l’ho mai trattenuto e lui non ha mai minacciato di lasciarmi.
    Se non più innamorato (in tutta sincerità non lo ero più neanch’io), credevo fosse almeno affezionato a me, io ero molto affezionata a lui. Alle mie spalle ha fatto l’inimmaginabile, tanto male che solo a un odiato nemico… e ha fatto anche in modo che altri lo sapessero, nessuna discrezione e neanche questa minima forma di rispetto.
    Scusa lo sfogo personale, d’ora in poi cercherò di intervenire in modo più costruttivo.

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    • Ginestra cara, il tuo sfogo non è affatto inutile. Gli interventi di tutti voi sono tanti lumicini e mi ricordano gli accendini accesi allo stadio prima di una partita o di un concerto: sono in grado di illumninare a giorno una curva intera. Questo blog sta davvero facendo luce su un fenomeno inquietante e lo fa non tanto grazie a me o a Claudia Moscovici. Lo fa grazie a tutti voi. Ciascuno con la sua storia, il suo sfogo, il suo incubo e la sua sofferenza contribuisce a far sì che il proprio presente non sia il futuro di altre persone.

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      • Grazie Astra.
        Senza presunzione, ma anzi con l’umiltà di chi ammette di non aver mai capito niente, vorrei dire di essere attente alle piccole cose apparentemente insignificanti (almeno per noi non-psicologi) perché un “bravo” psicopatico nasconde con bugie e inganni quello che sa essere inaccettabile per l’altro, ma abbassa la guardia in situazioni più insignificanti o “neutre” che non riguardano direttamente il rapporto con l’altra persona.
        Faccio un esempio:
        Tornando in auto da una cena in cui aveva bevuto qualche bicchiere (non era ubriaco, ma probabilmente sarebbe stato positivo al “palloncino”) vediamo in lontananza i lampeggianti blu fermi in uno slargo nel nostro senso di marcia. Era agente di commercio e la patente per lui era assolutamente necessaria.
        Gli ho detto di accostare e far guidare me (sono astemia): ha sbuffato rimarcando una certa esasperazione.
        Sempre più agitata, gli ho detto di svoltare all’incrocio: si è alterato e mi ha insultata.
        È quindi passato davanti alla pattuglia senza mostrare alcuna preoccupazione, anzi come a volerla sfidare con spavalderia e con uno sprezzo che non so descrivere.
        Gli agenti stavano già controllando un’altra auto e non ci hanno fermato.
        Gli ho detto che trovavo veramente stupido e irresponsabile quel comportamento che avrebbe danneggiato solo lui (e indirettamente me), ci siamo insultati un po’ poi ha sdrammatizzato buttandola sul ridere, come lui sapeva fare benissimo, e tutto è finito lì.
        Non ci ho più pensato.
        È solo un piccolo aneddoto che però, secondo me, rappresenta bene sia l’essenza dello psicopatico, il suo modo di vivere e rapportarsi con gli altri e le loro regole, sia la superficialità di chi ha a che fare con lui che porta a giustificare e/o sottovalutare certi comportamenti (“è proprio un mattacchione!” non si pensa a una patologia).
        Invece avrebbe dovuto essere uno dei tanti campanelli di allarme che indicavano che qualcosa in lui era “sbagliato”. Campanelli che forse non volevo ascoltare, ma anche non avevo le conoscenze per interpretare (ad esempio non sapevo neanche l’esatto significato di psicopatia).
        Astra, il tuo impegno nella divulgazione – oltre che encomiabile perché lo doni – fa davvero luce su patologie così poco conosciute; è solo per l’esistenza di questo blog che anche noi lettrici possiamo leggere/raccontare le nostre esperienze.

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        • Col senno del poi tutti i tasselli del mosaico vanno miracolosamente a posto e si incastrano alla perfezione. Quando si approfondisce l’argomento, si leggono articoli, libri, si ascoltano seminari di professionisti, ci si confronta, insomma si smette di piangersi addosso e si studia in profondità il profilo psicologico di chi ci ha fatto del male, si capisce tutto. Tornano alla mente cose che sembravano insignificanti, dettagli, anche semplici sensazioni di inquietudine che sembravano non avere ragione di esistere. E piano piano si esce dalla sofferenza, ci si sente delle sopravvissute e torna il sorriso.

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  5. Ginestra, grazie per il tuo contributo. Il tuo consiglio è davvero prezioso, e hai illuminato un aspetto al quale io non avevo fatto troppa attenzione ma che a ben vedere è assolutamente rilevante! Potrei raccontare mille aneddoti in cui anche io ho vissuto situazioni simili a quella che hai riportato tu. Alcuni esempi della gamma illimitata: lo psicopatico, che appunto consideravo avere un lato infantile e mattacchione (avevo di lui l’immagine di un uomo retto, dai profondi e solidi sentimenti, amante della giustizia… ovvero l’immagine che lui aveva costruito per me), ogni tanto sbirciava nella cassetta della posta altrui, oppure rubava piccole cose dai supermercati (cioccolatini, che poi mi regalava con tono cavalleresco come un Robin Hood innamorato). Una cosa che proprio doveva mettermi in allarme era la sua rabbia psicopatica quando era beccato nella posizione del torto. Se tamponava qualcuno, scendeva urlando con una voce che intimoriva e insultando pesantemente il povero malcapitato, che voleva convincere essere la causa del problema. Lui era sempre la vittima, gli altri erano i feroci che si accanivano su di lui. Questo appunto accadeva rispetto a situazioni che con il rapporto non c’entravano proprio nulla. Allo stesso momento, mi teneva per ore e giorni ad ascoltare i suoi monologhi sulla sua profonda bontà e compassione verso il prossimo, specialmente il debole. Parlava del suo profondo senso di giustizia, della sua umiltà, della sua generosità con il prossimo, della sua ipersensibilità. Insomma, dedicava molte energie alla manutenzione della sua maschera. Non ho avuto semplici campanelli di allarme, ma interi concerti! Eppure il suo impegno a mantenere la maschera hanno avuto successo, e io non mi sono resa conto di chi fosse fino al momento dell’illuminazione (che chiaramente non è arrivata per percorso interiore ma perchè ho dovuto sbattere il muso con fatti a dir poco sconcertanti). E’ oramai un anno che ho aperto gli occhi. Il trauma non è del tutto superato. I primi mesi si rischia di perdere il controllo sulla propria esistenza. E’ un laceramento dell’identità. Occorre utilizzare ogni aiuto possibile: amici, familiari, professionisti, reti come questo blog. Questo è un trauma che non ha eguali.

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    • Cara Giusy, è proprio così: lo psicopatico – o almeno il mio – non aveva una maschera ma una per ogni persona (o tipo di persona).
      Queste maschere non erano solo totalmente belle, non erano perfette, altrimenti sarebbero state piuttosto noiose e poco credibili.
      Lo psicopatico scaltro capisce quale piccola “imperfezione” lo rende più simpatico, quale piccola trasgressione è disposta a tollerare ciascuna persona (e alza sempre la posta), quale debolezza lo rende più umano e credibile.
      Ma non riuscendo a provare quello che provano gli altri fa dei piccoli sbagli che, se fossero esaminati con attenzione, ci permetterebbero di scoprirlo.
      Per restare sull’esempio precedente, io sono un po’ ribelle, quindi secondo lui avrei dovuto apprezzare la sua sfida ai poliziotti.
      Quello che non poteva capire – avendo una coscienza e una moralità poco sviluppate – era che io mi ribello sì, ma solo alle regole che ritengo – a torto o a ragione – moralmente ingiuste o falsamente moralistiche o insensate.
      I controlli che ci tutelano dagli ubriachi (anche se lui non era ubriaco da non guidare normalmente) al volante ovviamente non rientrano in queste categorie, quindi mia reazione l’ha colto in contropiede e ha reagito in modo verbalmente aggressivo.
      Un’altra cosa “sbagliata” è che il rischio era spropositato rispetto alla misera soddisfazione per quella stupida bravata: loro non pensano alle conseguenze. Infatti a differenza di una persona “normale” che, se anche trasgredisse, lo farebbe con la paura e l’ansia di essere “beccato”, loro non provano alcuna preoccupazione.
      E se colto con le mani nel sacco, nega e aggredisce gli altri incolpandoli, esattamente come hai scritto.
      L’aspetto pericoloso è che questi episodi sono singolarmente quasi insignificanti, ma nel loro reiterarsi quotidiano alterano la capacità di giudizio della preda che diventa disposta a tollerare ogni giorno un pochino di più e ad allargare i suoi confini etici e morali pur di tenersi il suo amato psicopatico.
      Come te, Giusy, anch’io ho aperto gli occhi circa un anno fa o, per la precisione, ho aperto il suo computer. Lo shock, dopo quasi vent’anni di convivenza più alcuni di fidanzamento, non l’ho ancora superato.
      Se poi questo shock si aggiunge allo shock della sua morte improvvisa avvenuta qualche mese prima… il risultato è un altalenare tra la rabbia e il senso di colpa, tra i bei ricordi e lo squallore che ho scoperto, tra “mio marito” e il fantasma di uno psicopatico sconosciuto, tra quello che vorrei dire e quello che non posso dire (se non qui) e a chiedermi se e quanto sanno gli altri e a vergognarmi di cose che non ho fatto e di cui non ero a conoscenza.
      E una voce dentro che mi dice che non è del tutto vero: altrimenti come spiegare un periodo di autolesionismo alcuni anni fa, come spiegare il mio graduale auto-isolamento fino quasi alla misantropia (lavoro a parte per fortuna). Come spiegare che per 6 mesi non ho aperto il suo computer e quando l’ho fatto è stato perché ho dovuto cercare dei documenti indispensabili?
      Ecco, io sono colei che ha preferito le tenebre alla luce.
      Con questa citazione inizia “La ginestra” ma prosegue nella speranza di un sostegno reciproco tra anime fragili e allo stesso tempo forti… e, se ce l’ha fatta Leopardi a trovare un po’ di ottimismo, voglio provarci anch’io, partendo proprio da questo blog, da Astra e da te Giusy che sei la prima lettrice che mi ha accolto.

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      • Cara Ginestra, ti trovi in uno stato molto particolare. Prima hai dovuto affrontare la morte del tuo partner, con le conseguenti fasi di elaborazione del lutto, poi dopo la scoperta hai di nuovo dovuto affrontare un lutto, per la perdita dell’immagine che avevi del tuo partner, ma anche dell’idendità della relazione e della tua stessa identità. Il secondo lutto è più devastante del precedente (almeno da altre testimonianze che ho letto e ascoltato a riguardo). Devi affrontare un trauma enorme, con effetti amplificati dall’impossibilità di capire meglio come funziona quella persona che hai scoperto essere psicopatica. Devi essere una donna fortissima, ma ti sono chiesti sforzi enormi in questa fase. Ti sono molto vicina.

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  6. Ciao Ginestra,
    IL tuo vissuto è davvero toccante. Potrebbe essere la trama di un thriller sentimentale. E’ davvero difficile immaginare il tuo stato d’animo e tutte le emozioni che ti attraversano in questo momento dopo aver vissuto tanto tempo con un persona che hai scoperto di non conoscere realmente.
    Io quando ho scoperto quello che era successo, ho lasciato tutto.. Ho cambiato casa, quartiere,auto,vestiti,..Tutto i potenziali ricordi che potevano legarmi in qualche modo a quel passato.,,Poi ho lasciato il lavoro per 3 settimane, e sono andato a farmi un viaggio da solo..Di sicuro non posso dire che mi è passata completamente, e di certo non posso paragonare il tuo lutto al mio.. Ma mi ha aiutato un po..
    Ammiro il tuo coraggio

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    • Cari Giusy e Peppe,
      grazie per il sostegno e l’incoraggiamento.
      Una morte, per quanto inaspettata e prematura, è un evento ineluttabile che rientra purtroppo tra gli eventi naturali a cui non ci si può che rassegnare.
      Tuttavia rimorsi, rimpianti e sensi di colpa non erano ancora stati superati al momento della “scoperta”.
      L’infarto non è così imprevedibile come si pensa; il referto autoptico è stato uno shock: avrei potuto capire/evitare?
      Da una dozzina d’anni (da quando lui aveva cominciato a viaggiare per lavoro e trascorrere più tempo lontano da casa che a casa) ci eravamo gradualmente ma inesorabilmente allontanati, sentimentalmente e intellettualmente. Era stata anche colpa mia? Gli ero rimasta molto affezionata, gli sono sempre stata fedele, ma che moglie ero stata? Avrei potuto essergli in qualche modo più vicina?
      Ma quello che ho scoperto dopo non è naturale, non rientra nei comuni errori e limiti umani.
      Non si può accettare, quindi sì, Giusy: il secondo lutto è stato più devastante del primo.
      Anche perché non lo posso condividere con nessuno (un po’ per vergogna, poi perché parlare male di un morto, che era anche tanto simpatico a tutti, è un tabù e poi se lo sapesse mia mamma morirebbe di dolore).
      Non si tratta di un’amante o di qualche avventura (che in tutta sincerità immaginavo possibile e non so come ma ero anche riuscita metabolizzare al punto di non fare mai nessun controllo e da non domandare più niente) ma di un ossessivo circo Barnum della depravazione (tutto eccetto la pedofilia, unico sollievo).
      Se non si è sbarazzato di me, se non mi ha mai trattata troppo male e ha continuato a manifestare certe attenzioni superficiali, è stato solo per convenienza (la casa è mia e spesso l’ho aiutato economicamente) e gli faceva anche comodo mantenere la facciata di rispettabilità che io e l’onestà della mia famiglia gli garantivamo.
      Il passato (più di 20 anni, metà della mia vita) è un inganno, i ricordi si sono svuotati di senso.
      Il presente è disastroso.
      Il futuro inesistente: non mi potrò mai più fidare di nessuno, sono diventata sessuofobica.
      Purtroppo non ho neanche il DNA da single, quindi sto male anche da sola.
      ps
      Peppe, non ho coraggio, non so cosa altro fare e non faccio niente, tranne lavorare, unica cosa che a sprazzi, sempre più lunghi, riesce a distrarmi. Non ho più fatto viaggi, non sono più andata al cinema, non ho più letto un libro.

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      • Ginestra, il trauma che stai vivendo é enorme. I traumi da relazione con uno psicopatico sono sempre enormi, ma chiaramente il recupero è piu lento e faticoso in alcune circostanze. Nel tuo caso, metà della tua vita con uno psicopatico ha di per se creato dei danni profondi, e in più ci si ritrova a lavorare anche solo per non ricadere nella dissonanza cognitiva. È una fatica incredibile anche solo credere ai propri occhi. Anche io quando ho fatto le mie scoperte, non ho trovato una o più infedeltà, ma una vita (la seconda era quella sociale, di facciata, che viveva con me) dedita completamente, ossessivamente e pericolosamente a soddisfare le sue perversioni sessuali. Perversioni, alcune delle quali non pensavo neppure esistessero, che coltivava (e coltiva) nonostante gli alti rischi da correre. Poi ovviamente c’erano anche le molteplici relazioni che intratteneva con diverse categorie di donne, e che avevano l’aria di ‘normali tradimenti’. Senza tregua e senza un minimo di moralità, sembrava anzi divertirsi di più a sporcare giornate particolari, come la nascita di un figlio, con attività amorali e disgustose. La scelta dei tempi e modi era anche accurata. Puntava al massimo dell’umiliazione (il gioco era spesso tra se e se), ma ricordo la sua espressione in certi momenti: si divertiva anche a vedere la mia naturalezza nell’accoglierlo del tutto ignara di quello che aveva appena fatto. Purtroppo Ginestra, io,te e tanti altri siamo capitate nelle mani di uno psicopatico. Il copione è sempre lo stesso.
        Anche io non riesco neppure a pensare ad una nuova relazione, e sono talmente traumatizzata da ció che ho imparato che rifuggo ogni pensiero legato in qualche modo al sesso. Non so quando cambiera, ma le persone che ci sono passate prima di noi dicono che ci vogliono minimo tra 1 e 2 anni per guarire dal trauma.

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  7. Ciao Ginestra,
    Posso perfettamente comprendere come il doppio shock subito ti abbia in qualche modo paralizzata. Ricordo perfettamente serate di estate passate da solo in casa a guardare fisso il muro per ore ed a sentirmi sbagliato, a sentirmi in colpa per qualcosa che neanche sapevo cosa fosse..senza avere gli stimoli a fare nulla, o addirittura ad aver paura ad andare al supermercato solo a fare la spesa, perchè tutto mi ricordava lei.. Mi spiace davvero per quello che stai vivendo…Sono dolori difficili da spiegare a chi non c’è passato.
    Non so a quanto possa servire a farti star meglio, ma posso solo dirti che ora per fortuna in un modo o nell’altro è finita.. Tu non hai fatto nulla di sbagliato, e non devi sentirti in colpa o avere rimorsi per qualcosa che non potevi sapere..Era il tuo compagno, diamine, se non avessi avuto fiducia in lui, in chi avresti dovuto averne?
    Ora sai, e la verità per quanto amara possa essere è un occasione di rinascita, come l’araba fenice che rinasce dalle sue ceneri
    E qualsiasi cosa verrà dopo nella tua vita sarà sicuramente meglio..
    Ho letto in un altro post che ora inizierai a leggere un libro..bè è un buon inizio no? 😉

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